Confederazione Svizzera, 06.11.2007



Scheda informativa: Violenza domestica nella legislazione

Dipartimento federale dell'interno DFI
Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo UFU

Servizio per la lotta alla violenza

Data della creazione: 06.11.2007

Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo UFU
Schwarztorstrasse 51, CH-3003 Berna
Tel. +41 31 32 26843, fax +41 31 32 29281
ebg@ebg.admin.ch
www.parita-svizzera.ch

Scheda informativa:
Violenza domestica nella legislazione

Numerose modifiche legislative degli ultimi anni evidenziano un cambiamento di paradigmi nell'atteggiamento della società nei confronti della violenza domestica. La sfera privata non è ormai più un tabù, in Svizzera, quando si tratta di interventi dello Stato mirati a proteggere le vittime di violenze domestiche. Anzi, la società ha riconosciuto che gli atti di violenza tra coniugi e partner sono particolarmente gravosi. Dal 1° aprile 2004 essi sono perseguibili d'ufficio.
A. Basi legali a livello federale
1. Codice penale
Le vecchie norme penali sulla violenza tra coniugi e tra partner
Fino al 31 marzo 2004 la maggior parte delle fattispecie contemplate dal Codice penale (CP) che potevano applicarsi a coniugi e partner erano concepite in quanto reato a querela di par-te. I relativi atti erano perseguiti penalmente solo se la vittima presentava una querela forma-le. Se veniva sporta denuncia alla polizia, questa poteva intervenire direttamente. Tuttavia, se la vittima, in seguito, non presentava una querela o la ritirava, i reati corrispondenti non venivano puniti.
Il 1° aprile 2004 è entrata in vigore la modifica del Codice penale1 che prevede il persegui-mento d'ufficio di lesioni personali semplici, di reiterate vie di fatto, di minacce, della coazio-ne sessuale e della violenza carnale commesse tra coniugi e tra partner.
Sono perseguiti gli atti di violenza tra coniugi e tra partner eterosessuali, lesbiche od omo-sessuali che vivono in comunione domestica a tempo indeterminato oppure fino a un anno dopo la loro separazione. Gli atti di violenza commessi fra coniugi sono perseguiti d'ufficio, anche se ognuno di essi ha un proprio domicilio o vivono separati, oppure fino a un anno dopo il divorzio.
1.1. Nuovi reati perseguibili d'ufficio
La coazione sessuale (art. 189 CP) e la violenza carnale (art. 190 CP) consumate nell'ambito dell'unione coniugale sono ora reati perseguibili d'ufficio. Finora, se la vittima era uno dei due coniugi e se l'autore e la vittima convivevano, questi delitti venivano perseguiti solo a querela di parte. Nel caso delle coppie non coniugate (o dei coniugi che vivevano separati), sia la coazione sessuale che la violenza carnale erano già perseguibili d'ufficio anche secondo il diritto previgente.
Le lesioni semplici (art. 123 CP), le reiterate vie di fatto (art. 126 cpv. 2 lett. b e c CP), non-ché la minaccia (art. 180 cpv. 2 CP) sono ora pure punibili d'ufficio se si verificano fra coniugi o partner.
Nel caso delle vie di fatto la premessa che le rende perseguibili d'ufficio è la ripetizione. Fuori del matrimonio e delle unioni domestiche le reiterate vie di fatto, le lesioni personali semplici e la minaccia continuano a essere punite solo a querela di parte. Anche un atto di violenza unico, consumato durante il matrimonio o l'unione domestica, continua a essere perseguito solo a querela di parte.
Le reiterate vie di fatto nei confronti di minori costituivano già un reato perseguibile d'ufficio secondo il diritto previgente e continuano a esserlo.
1.2. Possibilità di sospendere il procedimento per i nuovi reati perseguibili d'ufficio (art. 55a CP)
Contrariamente a quanto accade con gli altri reati perseguibili d'ufficio contemplati dal Codi-ce penale, l'autorità competente può ora, in presenza di lesioni personali semplici, reiterate vie di fatto e minaccia nell'ambito dell'unione coniugale o dell'unione domestica sospendere provvisoriamente il procedimento se la vittima lo richiede o acconsente alla richiesta dell'autorità competente. La possibilità di sospendere il procedimento è motivata con la tutela di precisi interessi della vittima. Questa possibilità non sussiste per contro nel caso della co-azione sessuale e della violenza carnale.
Il procedimento viene ripreso se la vittima revoca entro 6 mesi, per scritto o a voce, il suo accordo alla sospensione provvisoria. Senza revoca, l'autorità competente dispone l'archiviazione definitiva del procedimento penale. L'autorità può dunque sospendere il pro-cedimento solo con il consenso della vittima. Essa può invece continuare a promuoverlo an-che contro la volontà della vittima. Questo margine di apprezzamento riconosciuto alle auto-rità serve a ridurre le pressioni esercitate sulla vittima affinché richieda la sospensione del procedimento. Tuttavia, occorre nondimeno ricordare che, una volta decretata la sospensio-ne e qualora la vittima non abbia revocato entro 6 mesi il suo consenso a tale sospensione, l'autorità competente è tenuta a disporre l'archiviazione definitiva.
2. Codice civile
Il 1° luglio 2007 è entrato in vigore il nuovo articolo 28b del Codice civile svizzero2 (CC), il quale si riferisce alla protezione delle vittime da violenze, minacce e insidie. Concretamente, l'art. 28b cpv. 1 cifre 1-3 CC prevede un elenco di misure protettive non esaustivo, segnata-mente un divieto di avvicinarsi, di trattenersi in determinati luoghi e di mettersi in contatto.
In virtù del nuovo articolo 28b CC, i Cantoni sono tenuti a disciplinare la procedura d'allontamento e a designare un servizio che in caso di crisi provveda senza indugio ad ap-plicarla. Per queste misure, la legge non prevede alcuna limitazione temporale, rimettendo all'apprezzamento del giudice di stabilire una loro eventuale limitazione.
Per far valere le possibilità contemplate dal diritto civile è sempre richiesta l'iniziativa della vittima. Concretamente, ciò significa che essa deve chiedere al Tribunale di ordinare misure di protezione, tenendo presente che l'onere della prova è interamente a suo carico. Le vitti-me devono rassegnarsi all'idea che la durata del procedimento sarà relativamente lunga, a meno che non riescano a ottenere rapidamente dal giudice un provvedimento cautelare per il tramite della protezione giuridica provvisoria. Esso può per esempio consistere in un divieto immediato per l'autore di avvicinarsi all'abitazione della vittima o di mettersi in contatto con lei in qualsiasi forma.
3. Legge federale concernente l'aiuto alle vittime di reati (LAV)
Il 1° gennaio 1993 è entrata in vigore la legge federale concernente l'aiuto alle vittime di rea-ti3 (LAV). Fino ad allora lo Stato non si era occupato troppo delle vittime di reati. Una volta commesso un reato, il suo compito consisteva esclusivamente nel perseguirlo e punirlo, nonché nel risocializzare l'autore o l'autrice. L'aiuto alle vittime era lasciato in ampia misura alle iniziative e alle istituzioni private. La legge concernente l'aiuto alle vittime di reati obbligò i Cantoni a creare dei consultori per le vittime, ai quali possono rivolgersi anche le vittime di violenze domestiche (uomini e donne).
I consultori specializzati o i consultori cantonali dell'aiuto alle vittime forniscono e/o aiutano le vittime a trovare un aiuto sanitario, psicologico, sociale, materiale e giuridico. Forniscono l'aiuto a titolo ambulatoriale e, se necessario, anche per un certo periodo di tempo. La con-sulenza fornita da un consultorio dell'aiuto alle vittime è gratuita, assolutamente confidenzia-le e possibile anche in forma anonima. Anche i familiari e le persone vicine alla vittima pos-sono avvalersi della consulenza. Il diritto all'aiuto alle vittime non implica l'avvio di un proce-dimento penale.
B. Basi legali a livello cantonale
Diversi sono gli approcci seguiti dai Cantoni per recepire nelle rispettive legislazioni le misure contro la violenza domestica: alcuni hanno integrato tali norme nelle proprie leggi di polizia, altri nei codici di diritto processuale penale, altri ancora hanno adottato leggi ad hoc.
Per una panoramica dettagliata delle legislazioni cantonali si rimanda al rapporto dal titolo: Violenza domestica: analisi giuridica delle misure cantonali („Häusliche Gewalt: Situation kantonaler Massnahmen aus rechtlicher Sicht") di Marianne Schwander (Schwander 2006), disponibile in francese e tedesco sul sito del Servizio per la lotta alla violenza.
Due esempi in tal senso:
Cantone di San Gallo
Il Cantone di San Gallo ha recepito provvedimenti contro la violenza domestica nella propria legge sulla polizia4. Questa legge autorizza la polizia ad allontanare una persona violenta dall'abitazione e dalle immediate vicinanze e a vietarle di tornarvi per una durata di dieci giorni. La polizia comunica per iscritto alla persona allontanata il settore geografico a cui si applicano l'allontanamento e il divieto di ritorno. La informa inoltre delle conseguenze in cui incorre in caso di violazione e del fatto che l'allontanamento dev'essere approvato dal giudice dell'arresto. Alla persona allontanata vengono confiscate le chiavi dell'abitazione.
Entro sette giorni, la persona minacciata può chiedere al tribunale civile che siano ordinate misure di protezione. Qualora non lo faccia, il divieto di ritorno si prolunga fino alla decisione del tribunale, al massimo per dieci giorni.
La polizia informa la persona allontanata delle offerte di consulenza e di terapia disponibili per persone violente. La polizia può verificare il rispetto del divieto di ritorno.
Cantone di Zurigo:
Zurigo ha emanato una propria legge di lotta alla violenza5, al centro della quale ha posto la protezione delle vittime.
La polizia può predisporre in loco l'allontanamento per una durata di 14 giorni oppure un di-vieto di contatto o di accesso. Entro otto giorni dall'entrata in vigore delle misure di protezio-ne, la persona minacciata può presentare una domanda di prolungamento al tribunale.
Queste misure di protezione di diritto amministrativo (non di diritto penale) servono da un lato a garantire la sicurezza alle persone minacciate e dall'altro ad attenuare gradatamente la situazione di violenza. Affinché l'obiettivo di prevenzione perseguito da questa legge possa essere attuato, i collaboratori dei consultori specializzati si mettono in contatto sia con le per-sone minacciate sia con quelle che rappresentano la minaccia. L'autorità tutoria cantonale riceve inoltre una segnalazione se nell'economia domestica in questione vivono dei minori.
C. Spiegazione delle nozioni
Reato perseguibile d'ufficio:
Un reato perseguibile d'ufficio mette in azione l'autorità penale indipendentemente dalla vo-lontà, e dunque anche contro la volontà, della vittima. Non appena l'autorità penale viene a conoscenza di un reato perseguibile d'ufficio ha il dovere di avviare un procedimento.
Reato perseguibile a querela di parte:
Diversamente dal reato perseguibile d'ufficio, un reato perseguibile a querela di parte può essere oggetto di procedimento penale solo su richiesta della persona lesa o danneggiata.
Perché il Codice penale distingue fra reati perseguibili d'ufficio e a querela di parte?
Il Codice penale presuppone che, di principio, si applichi la massima dell'officialità, ossia che gli organi statali preposti abbiano il diritto e il dovere di avviare e condurre un perseguimento penale. Il Codice penale stabilisce perciò espressamente in quali casi è necessaria a questo scopo la dichiarazione della volontà della persona lesa.
Vari reati, di regola poco gravi, vengono perciò perseguiti solo a querela di parte perché, considerata la futilità dell'azione, lo Stato non è direttamente interessato al perseguimento (p. es. in caso di danneggiamento). Inoltre, vi sono casi nei quali gli interessi della persona lesa appaiono preponderanti e il perseguimento deve dipendere dalla sua volontà, sia per-ché l'autore o l'autrice è imparentata con lei (p. es. in caso di furto in seno alla famiglia) op-pure perché il procedimento coinvolgerebbe fortemente la sfera personale della vittima.
In merito al procedimento penale
Di regola, in un caso acuto di violenza, i vicini o la vittima stessa chiamano la polizia per sol-lecitare protezione. In altri casi di comportamento delittuoso è, di regola, la vittima a sporgere denuncia alla polizia, ma può anche darsi che ques'ultima riceva informazioni anonime. La polizia viene così a conoscenza di un reato. Ora, indipendentemente dal fatto che si tratti di un reato perseguibile a querela di parte o d'ufficio, il compito della polizia è anzitutto quello di intervenire per impedire la violenza e poi quello di indagare per le autorità penali.
Nel corso delle indagini si rivela a quale fattispecie corrisponde presumibilmente l'azione in questione. Se le indagini di polizia, risp. il procedimento penale non forniscono sufficienti indizi per un'azione punibile (non ogni azione moralmente riprovevole è punibile), oppure se, in presenza di reati che soddisfano manifestamente la fattispecie del reato perseguibile a querela di parte, entro il termine di legge di tre mesi non è stata proposta alcuna querela o è stata successivamente ritirata, l'autorità penale competente sospende, con il consenso del pubblico ministero, il procedimento prima che il caso venga trasmesso al tribunale giudican-te. Negli altri casi che sono trasmessi al tribunale è quest'ultimo a stabilire se l'azione in que-stione costituisca una fattispecie e, se sì, quale.
La competenza della polizia si limita dunque all'indagine sui fatti, senza estendersi alla deci-sione di sospendere un'inchiesta o di avviare un procedimento penale e di trasmettere, a indagine conclusa, il caso al tribunale competente.
Obbligo di notifica, segreto d'ufficio e segreto professionale
In relazione agli atti punibili, in particolare a quelli che adempiono la fattispecie di reati per-seguibili d'ufficio, è necessario stabilire chi sia tenuto a notificare alla polizia o all'autorità penale un reato che ha avuto modo di constatare, e quale sia il rapporto tra l'obbligo di notifi-ca e un eventuale segreto d'ufficio o segreto professionale. Inoltre va fatta la distinzione fra obbligo di notifica (il dover notificare attivamente) e obbligo di fornire informazioni (il dover informare a richiesta).
Non esiste nessun obbligo generale di notifica. La Confederazione e i Cantoni possono tut-tavia prevedere un obbligo di notifica per certi impiegati o titolari di funzioni legate a compiti pubblici.
Alle notifiche volontarie, senza il consenso delle persone interessate, si oppongono il segreto professionale che sono tenuti a osservare per esempio teologi/ghe, avvocati/e o medici (v. art. 321 CP), il segreto d'ufficio (art. 320 CP) oppure il particolare obbligo del segreto ai sensi della legge concernente l'aiuto alle vittime di reati. Un diritto di notifica è dato alle autorità e ai professionisti interessati solo quando una base legale specifica li autorizzi. L'obbligo del segreto imposto ai consultori in base all'art. 4 della legge concernente l'aiuto alle vittime di reati può essere sciolto solo con il consenso delle persone interessate.
Il segreto d'ufficio vale anche fra i vari uffici pubblici qualora non esista una base legale per lo scambio di dati e informazioni.

Scheda informativa:
Definizione, forme e persone colpite da violenza domestica

A. Definizione
Sussiste violenza domestica quando, in un rapporto familiare a carattere coniugale o affine sia esistente che sciolto, vi sono persone che usano o minacciano di usare violenza fisica, psicologica o sessuale (Schwander 2003).
Il concetto di violenza domestica è neutro riguardo al genere delle persone che commettono atti di violenza. Esso include sia uomini che donne che all'interno di un rapporto familiare, a carattere coniugale o affine esistente o sciolto commettono atti di violenza.
Caratteristiche principali della violenza domestica:
• Tra la persona violenta e la vittima esiste un legame affettivo. Spesso questo legame persiste anche dopo una separazione o un divorzio.
• La violenza si consuma soprattutto nella propria abitazione, considerata in teoria il luogo più sicuro e protetto.
• La violenza domestica esercitata attraverso il compimento o la minaccia di compiere atti fisici, sessuali o gravi atti psicologici lede l'integrità fisica e/o psichica.
• Chi usa violenza sfrutta un'asimmetria di potere all'interno della relazione.
Nell'insorgere della violenza nei rapporti di coppia sono spesso decisivi elementi come la ripartizione del potere, l'influsso e il controllo reciproco dei partner, la loro forma di comuni-cazione e i contatti sociali. Studi empirici hanno dimostrato che la ripartizione dei ruoli in se-no alla coppia incide notevolmente sul manifestarsi della violenza. Esiste inoltre una chiara correlazione tra predominio e uso della violenza. La violenza riflette infatti sempre uno squili-brio di forze tra le persone coinvolte. Se le coppie basano la propria convivenza sulla parità di diritti, il rischio che si sfoci in atti di violenza è minimo.
Si distinguono due tipi di violenza (Gloor/Meier 2003):
• la violenza dettata da un comportamento legato a una situazione di conflitto;
• la violenza dettata da un comportamento violento e di controllo sistematico.
Le relazioni connotate da un uso frequente o addirittura regolare di violenze pesanti sono note nel dibattito specialistico come relazioni maltrattanti. In simili relazioni la violenza o la minaccia dell'impiego di violenza mirano a porre l'altra persona in una posizione debo-le per conservare o consolidare la propria posizione di potere. A questo scopo viene fatto ricorso a varie forme di violenza: fisica, psicologica, sessualizzata o economica. Spesso
esse assumono forme sottili che, prese singolarmente, non sono ancora riconoscibili in quanto violenze. Con il perdurare della relazione, le violenze diventano di regola più fre-quenti e più pesanti.
B. Forme
Si distinguono varie forme di violenza, che possono concretizzarsi in modo isolato o congiun-to (Bossart 2002):
• Violenza fisica
La violenza fisica comprende azioni quali percuotere (con e senza oggetti), spingere, scuotere, mordere, strangolare, legare, colpire con oggetti eaggredire fisicamente, talvolta fino a un esito letale.
• Violenza sessuale
La violenza sessuale comprende l'imposizione di atti sessuali fino alla violenza carnale.
• Violenza psicologica
La violenza psicologica comprende sia minacce gravi, coazione, privazione della libertà, agguato dopo una separazione (stalking), sia forme che, di per sé, non costituiscono una minaccia immediata ma che, una volta sommate, devono essere considerate alla stregua di un atto di violenza. In questo ambito rientra la violenza di carattere discriminatorio, sotto forma di disprezzo, offesa, umiliazione, biasimo che infonde sensi di colpa, intimidazione o insulto.
• Violenza sociale
La violenza sociale comprende le limitazioni imposte alla vita sociale di una persona, quali il soggiogamento, la segregazione, il divieto o il controllo severo dei contatti con la fami-glia o con il mondo esterno.
• Violenza economica
La violenza economica comprende il divieto di lavorare, la costrizione a lavorare, il seque-stro del salario, nonché la facoltà di disporre esclusivamente delle risorse finanziarie arro-gatasi da uno/una delle/dei partner.
La violenza sociale e la violenza economica sono manifestazioni di violenza psicologica e rappresentano comportamenti che nella loro globalità mirano a controllare la vittima e a re-primerne la libera volontà.
C. Persone coinvolte
Spesso la violenza domestica viene associata alla violenza contro le donne nella coppia. Tuttavia, questa nozione è molto più ampia e comprende:
• la violenza contro le donne nei rapporti di coppia e in situazioni di separazione,
• la violenza contro gli uomini nei rapporti di coppia e in situazioni di separazione,
1 Per maggiori informazioni si rimanda alla scheda informativa "La spirale della violenza nella coppia" sul nostro sito internet www.parita-svizzera.ch alla rubrica: Conoscere i retroscena - agire in modo mirato ôƒ Schede informative - sintetiche e concise
• la violenza contro i bambini e gli adolescenti nella famiglia,
• la violenza contro gli anziani nel nucleo familiare e
• la violenza tra fratelli o sorelle.
Il Servizio per la lotta alla violenza dell'Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo si concentra nel proprio lavoro sulla problematica della violenza contro donne e uomini nella coppia e in situazioni di separazione. Il sito internet del servizio contiene le seguenti schede informative tematiche sulla violenza domestica:
• Dati sulla violenza domestica
• Violenza contro le donne
• Violenza contro gli uomini
• La spirale della violenza nella coppia
• Violenza in situazioni di separazione
• Stalking: minacce, molestie, insidie
• Offerte di sostegno per le donne e gli uomini vittime di violenze domestiche
È inoltre prevista la pubblicazione di una scheda informativa sulla situazione dei minori che vivono in prima persona la violenza nei rapporti di coppia e in situazioni di separazione.
D. Conseguenze
1. Conseguenze per le persone coinvolte
Le persone che sperimentano la violenza soffrono prevalentemente di problemi di salute di natura fisica e psichica.
Da uno studio condotto dalla Clinica di ginecologia e ostetricia del Triemlispital di Zurigo (Uf-ficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo, Zurigo 2004) è emerso che le donne vitti-me di violenze domestiche subiscono conseguenze drammatiche per la salute. La violenza domestica lascia strascichi evidenti a livello fisico, psicologico e psicosomatico. A seconda dell'intensità della violenza subita, essi possono manifestarsi sotto forma di lesioni (gravi), dolori all'intero corpo, difficoltà di respirazione, squilibri, capogiri o nausea, problemi di dige-stione e anche disturbi alimentari. Molto spesso le vittime soffrono di vuoti di memoria, diffi-coltà di concentrazione, insonnia, nervosismo e ansie e addirittura di attacchi di panico e depressione. Possono anche cadere nell'alcolismo o nella tossicodipendenza e sviluppare una tendenza al suicidio. Le donne che hanno subito atti di violenza hanno molto più spesso problemi di salute rispetto alle donne risparmiate da questo fenomeno.
Ai disturbi di salute si aggiungono molto sovente anche problemi sociali come la stigmatizza-zione e il conseguente isolamento. Le vittime della violenza domestica si vergognano per quello che subiscono e sono confrontate con i tabù che continuano ad avvolgere questa te-matica. Molte non trovano il coraggio di parlare delle proprie esperienze e di cercare aiuto, per cui tendono ad isolarsi sempre di più.
Specialmente le donne che si separano da un compagno violento sono spesso confrontate con difficoltà finanziarie. A causa della persistente disparità di trattamento strutturale nella vita professionale, capita spesso che dopo una separazione o un divorzio le donne non siano autonome finanziariamente e debbano quindi ricorrere all'aiuto sociale.
Le donne straniere possono incontrare difficoltà supplementari legate al loro statuto di sog-giorno in Svizzera, in quanto da questo punto di vista dipendono dal proprio marito. La revi-sione del diritto degli stranieri ha comportato un certo miglioramento in questo senso: il fatto di aver subito violenze domestiche viene preso in considerazione nelle decisioni di rinnovo o di concessione del diritto di dimora. Non significa tuttavia che le donne straniere abbiano un diritto al soggiorno autonomo, indipendentemente dai loro mariti violenti. Esse devono infatti vivere nell'incertezza finché non ricevono una decisione riguardo al loro statuto di soggiorno. Per molte, questa incertezza e la paura di dover lasciare il Paese sono ragioni sufficienti per continuare a vivere con il proprio marito, nonostante le vessazioni subite.
2. Conseguenze economiche
Finora si è parlato poco dei costi generati dalla violenza contro le donne. In Svizzera, i costi statali diretti sono stimati attorno ai 400 milioni di franchi all'anno (Godenzi 1998). Essi com-prendono i costi derivanti dalle cure mediche, dall'intervento della polizia, dagli iter giudiziari e dal sostegno alle vittime (aiuto sociale, aiuto alle vittime, ecc). Queste cifre, che sono co-perte da Confederazione, Cantoni e Comuni, rappresentano tuttavia solo una parte dei costi conseguenti sostenuti ogni anno. I costi per l'AI, la perdita di guadagno, i costi per il datore di lavoro e quelli che la vittima deve pagare di tasca propria non sono infatti considerati.

E. Fonti
Bossart Elisabeth et al. 2002. Was ist häusliche Gewalt? In: Kantonsgericht St.Gallen, II. Zivilkammer (ed.) Mitteilungen zum Zivilrecht - Häusliche Gewalt. St.Gallen.
Büro für die Gleichstellung von Frau und Mann der Stadt Zürich und Maternité Inselhof Triemli Zürich (ed.) 2004. Frauen, Gesundheit und Gewalt im sozialen Nahraum - Repräsentativbefragung bei Patientinnen der Maternité Inselhof Triemli. Klinik für Geburtshilfe und Gynäkologie. Bern.
Gloor Daniela, Meier Hanna. 2003. Gewaltbetroffene Männer - wissenschaftliche und gesellschaftlich-politische Einblicke in eine Debatte. In: Fampra Heft 3/2003. Bern.
Godenzi Alberto, Yodanis Carrie. 1998. Erster Bericht zu den ökonomischen Kosten der Gewalt gegen Frauen. Freiburg.
Schwander Marianne. 2003. Interventionsprojekte gegen häusliche Gewalt: Neue Erkenntnisse - neue Instrumente. In: Schweizerische Zeitschrift für Strafrecht, Band 121, Heft 2. Bern.
Minori e violenza domestica
Kavemann Barbara. 2006. Zusammenhänge zwischen Gewalt gegen Frauen und Gewalt gegen Kinder - Der Blick der Forschung. In: Kavemann Barbara, Kreyssing Ulrike (ed.). Handbuch Kinder und häusliche Gewalt. Wiesbaden.
Kindler Heinz. 2006. Partnergewalt und Beeinträchtigung kindlicher Entwicklung: Ein Forschungsüberblick. In: Kavemann Barbara, Kreyssing Ulrike (ed.). Handbuch Kinder und häusliche Gewalt. Wiesbaden.

Scheda informativa:
La spirale della violenza nella coppia

Per sostenere in maniera efficace le vittime di violenze occorre conoscere la particolare di-namica della violenza nella coppia e le sue ripercussioni sulle persone coinvolte. Conoscen-ze basilari in merito ci sono fornite da ricerche ed esperienze pratiche, riferite alla situazione delle donne maltrattate dai loro partner. Vi è da supporre che siano parzialmente applicabili ad altre costellazioni relazionali (violenza della donna contro il partner, violenza nella coppia omosessuale).
A. Dinamica della violenza nella coppia - le varie fasi
Le relazioni maltrattanti sono connotate da violenza, ma questa non si manifesta in perma-nenza apertamente. Lavorando con donne maltrattate è possibile riconoscere un "ciclo della violenza" (Walker 1983). Il ciclo si ripete e può solitamente essere interrotto solo tramite un intervento e un accompagnamento esterni.
Maltrattamento
Crescita della tensione Fase di latenza
Scarico della responsabilità
1. Fase di crescita della tensione
Questa fase è caratterizzata dalla volontà di sminuire, mortificare, insultare. La vittima cerca di prevenire le violenze fisiche, concentrando tutta la sua attenzione sull'uomo, reprimendo i propri bisogni e soffocando le proprie paure. In tal modo spera di evitare situazioni conflittuali e maltrattamenti. Ma prima o poi si verifica comunque un'escalation della violenza perché, dopotutto, la vittima non riesce a controllare l'agire violento della controparte.
2. Fase di maltrattamento
Nella fase di maltrattamento fisico le vittime reagiscono in maniera diversa: fuga, contrattac-co o sopportazione. Se alla violenza non è possibile porre termine con la fuga o il contrattac-co la vittima è esposta ai maltrattamenti. Essa non sa quando la violenza cesserà. Queste situazioni sono spesso associate alla paura di morire. La violenza subita, la perdita di qual-siasi controllo, nonché l'impressione di essere assolutamente inermi - oltre alle lesioni fisi-che - producono gravi conseguenze psichiche. Molte vittime finiscono in uno stato di choc che può protrarsi per vari giorni. Se in un simile momento viene chiamata la polizia, la vittima può anche apparire aggressiva, apatica o contraddittoria nelle sue testimonianze. Le vittime di violenze domestiche pesanti sviluppano spesso disturbi legati alla cosiddetta sindrome posttraumatica, i quali si manifestano attraverso sintomi fisici, psichici e psicosomatici. Tipici sono i disturbi del sonno, i dolori cronici, l'ansia, la perdita della fiducia in sé e negli altri.
3. Fase di pentimento e attenzioni amorevoli - fase di latenza o di "luna di miele"
Passata la fase acuta del maltrattamento il violento mostra spesso segni di pentimento. Vor-rebbe poter tornare indietro e promette di cambiare il proprio comportamento. Si vergogna e si sente impotente. Vi sono persone che a questo punto cercano aiuto - p. es. presso un consultorio per uomini violenti. Altri fanno appello all'amore e al senso di responsabilità della vittima e promettono di cambiare. Nella speranza che il partner cambi davvero, in questa fase molte vittime ritirano la richiesta di separazione o revocano la testimonianza resa p. es. nell'ambito di un procedimento penale. Alcune donne lasciano la casa delle donne per ritor-nare al proprio domicilio o interrompono la consulenza in corso. In questa fase tendono a rimuovere il ricordo dei maltrattamenti, a difendere l'autore delle violenze di fronte a terze persone e a sminuire le violenze subite.
Molti autori di violenze riescono a illustrare le loro promesse in modo assolutamente credibile persino a terzi. A volte anche l'entourage fa pressioni sulla vittima affinché perdoni il partner e gli conceda un'altra chance.
4. Scarico della responsabilità
Al pentimento fa spesso seguito la ricerca della causa dell'accesso di violenza. Molti uomini hanno l'impressione che l'azione violenta sia dovuta a una forza maggiore che li ha "travolti" senza che potessero controllarla. Perciò cercano le cause non dentro di sé, bensì nelle cir-costanze esterne (p. es. consumo di alcol, difficoltà sul lavoro) oppure presso la partner: "Perché mi hai provocato?". La responsabilità viene scaricata e la colpa attribuita ad altri. Molte donne e uomini colpiti da violenze si assumono questa colpa e perdonano il partner pentito. Per evitare la sensazione di essere completamente inermi si accollano spesso addi-rittura la responsabilità del suo agire violento ("L'ho provocato io"). Con ciò si illudono di po-ter evitare la prossima escalation di violenza. Durante la fase acuta di maltrattamento la vit-tima è totalmente in balia del violento. Tuttavia, se si sente corresponsabile, s'illude che la prossima volta potrà influenzare la situazione. Le vittime si assumono così la responsabilità di un atto che non hanno commesso e spesso si sentono in colpa perché non hanno saputo evitare il comportamento violento del partner. Di conseguenza, l'autore della violenza non deve più ritenersi responsabile dei propri atti.
Se nessuna delle parti coinvolte cerca aiuto, si reinnesca lentamente la fase di crescita della tensione. Un fatto qualsiasi conduce allora a un'ulteriore escalation e la spirale della violenza torna a girare. Le esperienze fatte dalle case delle donne e dai consultori per le vittime di reati dimostrano che, con il passare del tempo, i maltrattamenti tendono a diventare più fre-quenti e più gravi.
B. Fattori che complicano l'uscita dalla spirale della violenza
• Tutte le vittime vogliono che la violenza cessi, ma non tutte vogliono chiudere la relazio-ne. Le persone esterne si attendono però spesso che le vittime lascino i loro partner vio-lenti. Se queste ritornano ripetutamente dal partner e/o sminuiscono la violenza subita, nelle specialiste e negli specialisti ma soprattutto nella sfera privata delle vittime subentra spesso un senso d'impotenza e incomprensione. Si tende così a dubitare che la persona colpita voglia veramente cambiare la propria situazione. Molte vittime perdono allora il sostegno del loro ambiente e sono ritenute responsabili della loro situazione: ancora una volta la colpa passa dall'autore delle violenze alla vittima.
• Anche nei rapporti violenti ci sono "momenti belli". Essi complicano ulteriormente l'uscita dalla spirale della violenza perché fanno sperare nella possibilità di costruire un rapporto armonioso.
• Un ruolo importante lo hanno anche i figli. Possono rappresentare la ragione per lasciare il partner ed evitare di esporli più a lungo alla situazione violenta. Alcune madri si vergo-gnano di doversi mostrare ai figli in situazioni denigranti nelle quali risultano impotenti. I figli sono però altrettanto spesso una ragione per perseverare accanto al partner. Alcune donne vogliono che essi crescano in una famiglia tradizionale, con padre e madre. Oppu-re temono di non riuscire a provvedere da sole ai figli.
• In seguito alla separazione, le migranti senza un diritto autonomo di dimora possono ad-dirittura vedersi costrette a lasciare la Svizzera.
• Tra le donne vittime di violenza, l'assenza di parità di genere sia a livello professionale che familiare è una realtà molto diffusa. Salari bassi nelle professioni femminili, difficoltà al momento del reinserimento professionale, la mancanza di strutture di accoglienza per i figli sono ostacoli all'autonomia.
• Una separazione non comporta peraltro la fine automatica delle violenze, ma spesso ne determina un inasprimento che può portare addirittura all'omicidio1.
C. Ciclo della violenza da una generazione all'altra?
Vari studi (BMFSFJ 2004; Killias 2004; Wetzels 1995) confermano che l'esperienza persona-le a contatto con la violenza nell'infanzia - sia la violenza osservata tra i genitori, sia i mal-trattamenti subiti personalmente - aumenta il rischio di vivere un rapporto violento in età a-dulta. La violenza che gli uomini e le donne hanno subito e osservato nella famiglia d'origine ha un'influenza importante sul comportamento violento adottato successivamente, ma anche sulla capacità di sopportare maltrattamenti nella coppia. I maschi tendono piuttosto a far pro-prio un comportamento violento, mentre le femmine fanno spesso fatica a ribellarsi contro la mancanza di rispetto per i propri limiti fisici e sessuali. Secondo uno studio tedesco (BMFSFJ 2004), le donne che nella loro infanzia e adolescenza hanno assistito a scontri fisici fra i ge-nitori, sono diventate a loro volta vittime della violenza di un (ex) partner più del doppio delle
1 Per maggiori informazioni si rimanda alla scheda informativa "La spirale della violenza nella coppia" sul nostro sito internet www.parita-svizzera.ch alla rubrica: Conoscere i retroscena - agire in modo mirato ôƒ Schede informative - sintetiche e concise volte rispetto alle donne risparmiate da simili esperienze. In genere però, le esperienze di violenza vissute in prima persona sono soltanto uno dei tanti fattori di rischio.
D. Esigenze relative alla consulenza e all'intervento
Col tempo, nei rapporti di coppia, la violenza può diventare più frequente e più intensa, an-che se non è detto che questo accada. L'aiuto e l'intervento tempestivi, ossia ancor prima che la violenza abbia assunto dimensioni tali da mettere a repentaglio la salute e la vita, so-no indispensabili. Specialmente per evitare di arrecare pregiudizio ai figli è opportuno identi-ficare tempestivamente la violenza nelle famiglie e intervenire assicurando un sostegno. Le reazioni del contesto sociale e istituzionale rivestono un ruolo importante per la cessazione della violenza e l'elaborazione dei danni che ne conseguono. Queste reazioni sono forte-mente influenzate dall'atteggiamento assunto dalla società nei confronti della violenza, ossia dal fatto che essa la tolleri o, al contrario, la consideri un reato punibile.
Per la consulenza e l'intervento, le conoscenze sulla dinamica della violenza di coppia e sui fattori aggravanti sono irrinunciabili. Queste conoscenze aiutano infatti a capire perché per le persone toccate dalla violenza è così difficile mettere fine a un rapporto violento.
• Per staccarsi da relazioni violente occorre compiere un percorso piuttosto lungo. È nor-male che le vittime abbiano ricadute e denotino un comportamento ambivalente. Ciò non deve essere considerato un fallimento dell'intervento né della consulenza. In nessun ca-so bisogna negare il sostegno alle vittime. È importante garantire loro un accompagna-mento affidabile e interventi ripetuti che le aiutino a ritrovare l'autostima e la capacità di decidere. Questo sostegno deve implicare una chiara presa di posizione contro la violen-za e l'attribuzione della responsabilità all'autore delle violenze.
• La dinamica specifica della violenza nella coppia, nonché i suoi effetti psichici possono far sì che la situazione violenta rinfranchi ulteriormente il legame tra la vittima e l'autore delle violenze: egli rappresenta la minaccia e, nel contempo, è colui o addirittura l'unico dal quale dipende la sopravvivenza della vittima. Spesso è possibile uscire da un simile rapporto solo quando la vittima si stacca emotivamente dall'autore delle violenze. La se-parazione dal partner violento non deve perciò essere considerata come l'unica soluzio-ne. Un obiettivo altrettanto importante è quello di ottenere una maggiore protezione e si-curezza nell'ambito di una relazione che perdura.
• Le misure a tutela delle vittime dovrebbero agire nel contempo su entrambi i versanti: quello della vittima e dell'autore della violenza. Tuttavia, i colloqui con la coppia o i tenta-tivi di mediazione sono inadatti in quanto interventi di crisi. Il rapporto di potere esistente impedisce alla vittima di esprimersi liberamente e finisce per metterla ancora maggior-mente sotto pressione. La minaccia potrebbe così aggravarsi. Da privilegiare sono piut-tosto le misure incentrate sull'autore o sulla vittima. La consulenza di coppia può risultare opportuna al termine di queste misure. La premessa è tuttavia che la/il consulente di-sponga di conoscenze specifiche in materia di violenza nella coppia.
• La separazione o persino il solo accenno a intenzioni di separazione possono aumentare il pericolo di un'escalation della violenza. In un simile contesto occorre perciò prestare sempre la massima attenzione alla questione della sicurezza.

E. Fonti
Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend (BMFSFJ) (ed.). 2004. Gewalt in Paarbeziehungen. In: Lebenssituation, Sicherheit und Gesundheit von Frauen in Deutschland. Bonn. http://www.bmfsfj.de/bmfsfj/generator/Kategorien/publikationen.html
Decurtins Lu. 2002. Die Gewaltspirale. In: Kantonsgericht St. Gallen, II. Zivilkammer (ed.). Mitteilungen zum Familienrecht - Häusliche Gewalt. St. Gallen.
Egger Renate. 1995. Gewalt gegen Frauen in der Familie. Wien.
Gloor Daniela, Meier Hanna. 2003. Gewaltbetroffene Männer - wissenschaftliche und gesellschaftlich-politische Einblicke in eine Debatte. In: Fampra Heft 3/2003. Bern.
Killias Martin, Simonin Mathieu, De Puy Jacqueline. 2004. Violence experienced by women in Switzerland over their lifespan. Results of the International Violence against Women Survey (mit einer Zusammenfassung der Ergebnisse in deutscher Sprache). Lausanne.
Lempert Joachim, Oelemann Burkhard. 1995. „...dann habe ich zugeschlagen". Männer-Gewalt gegen Frauen. Hamburg.
Schweizerische Konferenz der Gleichstellungsbeauftragten (ed.). 1997. Beziehung mit Schlagseite, Gewalt in Ehe und Partnerschaft. Bern.
Walker Leonore. 1983. The battered women syndrom study In: Finkelhor, Gelles, Hotaling (ed.). The dark side of families. Beverly Hills.
Wetzels Peter, Pfeiffer Christian. 1995. Sexuelle Gewalt gegen Frauen im öffentlichen und privaten Raum - Ergebnisse der KFN-Opferbefragung 1992. KFN-Forschungsbericht Nr. 37. Hannover.
Wetzels Peter. 1997. Gewalterfahrungen in der Kindheit. Sexueller Missbrauch, körperliche Misshandlung und deren langfristige Konsequenzen. Baden-Baden.
Il nostro sito internet www.parita-svizzera.ch contiene altre schede informative su vari aspetti della violenza domestica.
Presso la biblioteca specialistica nonché centro di documentazione dell'Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo si trovano circa 8000 pubblicazioni sulle tematiche della vio-lenza e della parità: saggi, riviste scientifiche e specializzate nonché testi non pubblicati (let-teratura grigia) ôƒ www.parita-svizzera.ch

Scheda informativa:
Dati sulla violenza domestica

A. Problematica di cifre e statistiche
Quando si tratta di azioni che la società non permette o non tollera, come nel caso della vio-lenza domestica, le cifre riflettono solo limitatamente l'entità effettiva del fenomeno. Le indi-cazioni che una persona fornisce a una ricercatrice o a un agente di polizia riguardo alle e-sperienze fatte in materia di violenza domestica sono influenzate dai più svariati fattori. A titolo di esempio basti pensare che una donna può voler serbare il silenzio perché teme ulte-riori repressioni; forse desidera anche dimenticare tutta la storia o cercare di tenerla per sé. Una madre non sporge denuncia contro il marito che abusa dei figli perché ritiene che ciò sia un affare di famiglia. Un uomo si vergogna di deporre perché ritiene poco virile l'essere mal-trattato dalla propria moglie.
Ma anche altri fattori possono incidere notevolmente sui risultati delle ricerche:
• genere di sondaggio (intervista telefonica, indagine scritta, colloquio personale);
• età delle persone intervistate;
• definizione dei concetti di violenza;
• problemi linguistici;
• diversa tabuizzazione della violenza a seconda del genere di violenza;
• diversa tabuizzazione della violenza a seconda del contesto culturale;
• formazione degli intervistatori.
Occorre inoltre tenere presente che da un lato l'attendibilità di cifre e risultati statistici è limi-tata da questi fattori e che, dall'altro, esistono cifre oscure, sulla cui entità non è possibile giungere a conclusioni sicure.
B. Cifre a livello svizzero
1. Statistiche
Sulla problematica della violenza domestica la Svizzera non dispone né di una statistica su scala nazionale né di un sistema di rendicontazione istituzionalizzato. Ci si deve quindi basa-re unicamente sulle statistiche esistenti che forniscono informazioni sulle dimensioni della violenza domestica in forme molto diverse:
Omicidi e violenze domestiche in Svizzera dal 2000 al 2004:
Office fédéral de la statistique OFS 2006. Homicides et violence domestique. Affaires enregistrées par la police de 2000 à 2004 http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/fr/index/news/publikationen.Document.83619.pdf
Oggetto della ricerca: omicidi e tentati omicidi in Svizzera dal 2000 al 2004.
• Il 45% delle vittime di omicidi e tentati omicidi hanno subito violenze domestiche (476 persone).
• Di queste, 317 erano donne e 159 uomini.
• Il 79,7% dei sospettati erano uomini, il 20,3% donne.
• 176 persone di 14 anni e più sono decedute in seguito all'atto di violenza, di queste il 72% erano donne e il 28% uomini.
• Ogni anno sono state uccise mediamente 25 donne al di sopra dei 14 anni in seguito a violenza domestica, ovvero 2 donne al mese. Tra gli uomini la media annuale è di 10 vit-time.
• Tra i bambini e gli adolescenti sono state registrate complessivamente 92 vittime (di cui 37 mortali), il 71% delle quale aveva subito violenze domestiche.
Statistica medica della Clinica di ginecologia e ostetricia del Triemlispital di Zurigo:
Büro für die Gleichstellung von Frau und Mann der Stadt Zürich und Maternité Inselhof Triemli Zürich (ed.). 2004. Frauen, Gesundheit und Gewalt im sozialen Nahraum - Repräsentativbefragung bei Patientinnen der Maternité Inselhof Triemli. Klinik für Geburtshilfe und Gynäkologie. Bern.
Oggetto della ricerca: insorgenza della violenza da parte di partner attuali o precedenti dai 15 anni in poi.
• Indagine scritta tra 1772 pazienti degenti e ambulatoriali di età compresa tra i 18 e i 63 anni.
• Tre donne su quattro (76,8%) hanno subito almeno una volta in età adulta violenze psico-logiche e comportamenti di controllo a opera di una persona a loro vicina. Il 43,6% ha già vissuto almeno una volta atti di violenza fisica e minacce. Una donna su otto (12,9%) ha subito atti di violenza sessuale da un partner o da un parente.
• Una donna su cinque non è mai stata vittima di violenze da parte di una persona a lei vicina (partner, ex-partner, parente), poco più di una su quattro ha sperimentato lievi vio-lenze (esclusivamente di natura psicologica), quasi una su quattro violenze di grado me-dio (di natura psicologica e fisica e/o di natura sessuale di lieve portata) e poco più di una su quattro violenze di maggiore entità, cioè gravi violenze di natura psicologica, fisica e/o sessuale.
• Le violenze psicologiche e il comportamento di controllo sono stati inflitti nel 48,12% dei casi dal partner attuale e nel 66% da un partner precedente.
• Le violenze fisiche e le minacce sono state esercitate nel 15,7% dei casi dal partner at-tuale e nel 29,9% da un partner precedente.
• Gli atti di violenza sessuale sono stati commessi nel 2,4% dei casi dal partner attuale e nel 14,4% da un partner precedente.
• La violenza domestica è un fenomeno che riguarda tutti gli ambienti socioculturali e strut-turali e tutte le fasce d'età.
• La violenza domestica lascia uno strascico diretto evidente a livello fisico, psichico e psi-cosomatico. Più le violenze subite dalle pazienti interpellate sono gravi, quanto maggiore è la frequenza dei problemi di salute plurimi. Quasi due terzi delle donne (65,3%) con-frontate con gravi violenze domestiche riportano, in seguito a questi fatti, sia lesioni fisi-che che disturbi psichici/psicosomatici.
Statistica dell'aiuto alle vittime 2006:
http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/fr/index/themen/19/03/01/key/ueberblick/01.html
Consulenze offerte dai consultori di aiuto alle vittime.
• Nel 2006 sono stati registrati 28 485 casi (27 300 nel 2005).
• In più della metà delle consulenze (52,6%) la vittima e l'autore erano legati da un rappor-to familiare.
• Le consulenze sono state prese in considerazione prevalentemente (73,8%) da vittime di sesso femminile.
• Nel 40,8% dei casi si trattava di lesioni personali.
• Nel 15,1% dei casi è stata lesa l'integrità sessuale di un minore.
• La maggior parte delle vittime (53,5%) aveva più di 30 anni, ma erano numerosi anche i minori (23%: 10-17 anni).
Legge cantonale sulla protezione contro la violenza nel Cantone di Zurigo: primo bi-lancio
http://www.ist.zh.ch/internet/ji/ist/de/home.html
• Dal 1° aprile 2007 la polizia del Cantone di Zurigo è dovuta intervenire mediamente 3 volte al giorno e predisporre misure di protezione per atti di violenza domestica (298 mi-sure di protezione nel primo trimestre).
• Il 96% degli autori erano uomini.
• Nel 60% dei casi vi era un rapporto di coppia tra le parti coinvolte.
• Nel 40% dei casi si trattava di violenza in situazioni di separazione o di stalking1.
• Nell'85% dei casi è stato avviato contemporaneamente un procedimento penale.
1 Il concetto di "stalking" designa il comportamento intenzionale e ripetuto di seguire e molestare una persona, la quale può così sentirsi minacciata o risultare danneggiata in modo diretto o indiretto, sia a breve che a lungo termine. Per altre informazioni si rimanda alla scheda informativa "Stalking: minacce, molestie, insidie" sul nostro sito internet www.parita-svizzera.ch alla rubrica: Conoscere i retroscena - agire in modo mirato ôƒ Schede informative - sintetiche e concise
Rilevazione della violenza domestica nel Cantone di Basilea Campagna:
http://www.baselland.ch/docs/jpd/ihg/gewalt-kanton.htm
Cifre della polizia di Basilea Campagna del 2005.
• 1067 interventi per violenza domestica - circa 3 interventi al giorno.
• Nella metà dei casi circa sono stati constatati atti punibili.
• L'83% degli autori erano uomini - 17% donne, le quali non hanno usato violenza esclusi-vamente nei confronti del proprio partner ma anche contro minori o contro la nuova com-pagna del loro ex-partner.
• Il 23% delle vittime erano uomini e il 77% donne. Gli uomini non sono stati aggrediti uni-camente dalla partner ma spesso anche da un rivale.
• Le donne sono passate più spesso alle vie di fatto. Tra gli uomini sono prevalse invece le minacce e le lesioni personali.
• Nel 25% dei casi di violenza domestica, all'arrivo della polizia erano presenti anche mino-ri; nel 6% dei casi erano stati anche loro vittime di violenze.
2. Ricerca empirica
2.1. Prima indagine rappresentativa sulla violenza domestica (Gillioz 1997)
La prima indagine rappresentativa sulla violenza domestica è stata condotta in Svizzera nel 1994. Sono state intervistate telefonicamente 1500 donne in età dai 20 ai 60 anni che al momento dell'indagine o negli ultimi 12 mesi vivevano una relazione di coppia.
I risultati dimostrano che, nel corso della loro vita, il 20,7% delle donne intervistate avevano sperimentato violenza fisica e/o sessuale a opera del partner. Oltre la metà aveva subito unicamente o anche violenza sessuale. Le forme più frequenti di violenza fisica sono: spin-gere, afferrare, scrollare, picchiare.
Se si considera anche la violenza psicologica, circa il 40% delle donne intervistate aveva subito violenze. Dall'indagine è emerso che nell'87% dei casi di violenza fisica interviene anche la violenza psicologica. Per contro, dalla violenza psicologica scaturisce solo nel 17% dei casi anche violenza fisica. Le forme più frequenti di violenza psicologica sono gli insulti e le offese. Studi analoghi condotti in altri Paesi (Paesi Bassi, Canada, Stati Uniti) hanno pro-dotto cifre due volte superiori a quelle rilevate dallo studio svizzero. Gillioz presume che an-che in Svizzera le cifre effettive siano più elevate. Le ragioni che adduce a questo proposito sono: a) soprattutto le persone colpite rifiutano di lasciarsi intervistare; b) la violenza dome-stica è tuttora un tabù del quale non si è disposti a parlare. Inoltre, appare poco chiaro quale sia il grado di affidabilità delle informazioni fornite, se esse mascherino o drammatizzino le esperienze. Simili fattori possono dunque falsare i dati.
2.2. Indagine campionaria 2003 (Killias 2005)
Nel 2003 è stata realizzata un'ulteriore indagine campionaria, nell'ambito della quale è stato intervistato telefonicamente un campione rappresentativo di 1975 donne dai 18 ai 70 anni.
Secondo i risultati dell'indagine, il 39,4% delle donne (2 su 5) ha subito violenze fisiche o sessuali almeno una volta in età adulta. Nel corso della propria vita, più di una donna su quattro sperimenta la violenza fisica e con la stessa frequenza la violenza sessuale e, so-prattutto, gli approcci indesiderati. Almeno una volta nella vita il 5,6% delle donne è stato stuprato, il 6,8% ha vissuto un tentativo di stupro e circa una su dieci ha subito violenze fisi-che nella coppia.
Sorprende constatare l'elevato tasso di atti violenti attribuibili a conoscenti o sconosciuti (32%) a fronte di una quota di violenze domestiche piuttosto esigua (10,5%). L'indagine rile-va inoltre un numero particolarmente marcato di violenze nel contesto separatorio, cioè di atti violenti commessi da ex-partner. Sia nei casi di violenza fisica che in quelli di violenza ses-suale nella sfera domestica gli autori sono soprattutto ex-partner. Dato che gli uomini violenti possiedono molto spesso armi da fuoco, bisognerebbe provvedere a titolo precauzionale a sequestrare queste armi nelle fasi di separazione.
Gli autori dello studio hanno inoltre sottolineato che la violenza dipende soprattutto dall'incli-nazione dell'uomo a questo tipo di comportamento, per cui per contribuire a ridurre le ricadu-te si rivelano adatti i provvedimenti che spingono gli uomini ad assumersi le proprie respon-sabilità.
C. Cifre a livello internazionale
1. Germania
Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend (BMFSFJ). 2004. Lebenssituation, Sicherheit und Gesundheit von Frauen in Deutschland. Berlin. http://www.bmfsfj.de/bmfsfj/generator/Kategorien/publikationen.html
Intervista di 20 264 donne dai 16 agli 85 anni.
• Almeno una donna su quattro ha subito una o più aggressioni fisiche o sessuali a opera di un partner.
• Si tratta di un ampio ventaglio di episodi di violenza di varia gravità. Al momento dell'indagine, il 31% delle donne aveva vissuto una situazione di violenza perpetrata da un partner, il 36% da due a 10 situazioni e il 33% da più di 10 situazioni fino a oltre 40.
• Il 64% delle vittime ha riportato lesioni di varia natura: contusioni e lividi fino a slogature, fratture ossee, ferite e lesioni alla testa e al viso.
• Gli atti di violenza fisica e/o sessuale contro donne sono perpetrati prevalentemente da partner e persone appartenenti alla sfera familiare nell'abitazione della vittima.
• Tutte le forme di violenza contro le donne sono commesse soprattutto da uomini: nel 71% dei casi di violenza fisica gli autori erano esclusivamente uomini e nel caso di vio-lenza sessuale addirittura il 99%. Per quanto riguarda la violenza psicologica, nel 47% dei casi gli autori erano soltanto uomini e nel 20% soltanto donne.
• Dalla ricerca emerge che le violenze contro le donne sono commesse prevalentemente nell'ambiente domestico da partner di sesso maschile.
• La violenza non tocca solo determinate categorie o fasce sociali, ma è un fenomeno che riguarda tutti.
2. Italia
ISTAT- Istituto Nazionale di Statistica. 2006. La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia. Roma. italiano: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/testointegrale.pdf
inglese: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/englishversion.pdf
Intervista telefonica di 25 000 donne tra i 16 e i 70 anni.
• Nel corso della loro vita il 31,9% delle donne è stato vittima di violenza fisica o sessuale.
• La violenza psicologica contro le donne comprende soprattutto: l'isolamento (46,7%), il controllo (40,7%) e la violenza economica (30,7%).
• Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner; se si considerano solo le donne con un ex par-tner la percentuale sale al 17,3%.
• Il 69,7% degli stupri è opera del partner.
• La violenza domestica ha gravi conseguenze per le vittime: il 27,2% delle donne ha subi-to ferite che nel 24,1% dei casi sono state gravi al punto da richiedere il ricorso a cure mediche.
• Le donne che hanno subito più violenze dai partner hanno sofferto a seguito dei fatti an-che di disturbi di natura psicologica e psicosomatica come disturbi del sonno, ansia, de-pressione, idee di suicidio e autolesionismo.
• Quasi il 50% delle donne vittime di violenza fisica o sessuale da un partner ha subito anche lo stalking da parte della stessa persona.
• Le violenze domestiche si consumano prevalentemente in casa della vittima (58,7%).
• Solo nel 7% dei casi un atto di violenza commesso dal partner è stato denunciato alla polizia.
• Il 18,8% delle donne sono vittime dello stalking dall'ex partner.
• Nel 62,4% dei casi i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza e nel 22,6% dei casi vi hanno assistito spesso.
3. Stati Uniti
Tjaden Patricia, Thoennes Nancy. 2000. Full report of the Prevalence, Incidence, and Con-sequences of Violence Against Women. Washington. http://www.ncjrs.gov/pdffiles1/nij/183781.pdf
Intervista telefonica di 8000 donne e 8005 uomini di 18 anni e più.
• La violenza contro le donne viene commessa prevalentemente dal partner tra le mura domestiche. Il 64% delle donne che hanno vissuto violenze fisiche, stupri o stalking han-no subito questi atti da un partner, il 14,6% da uno sconosciuto.
• Gli atti di violenza contro gli uomini sono compiuti soprattutto da sconosciuti (50,4% dei casi; violenza domestica: 16,2%).
• Più del 95% degli episodi di violenza contro le donne sono commessi da uomini.
• La violenza ai danni di uomini è compiuta prevalentemente da altri uomini (85,5% dei casi di violenza fisica e 64,6% dei casi di stalking).
• Il 51,9% delle donne e il 66,4% degli uomini nell'infanzia è stato aggredito fisicamente da un adulto che si occupava di loro.
• Il 17,6% delle donne hanno affermato di essere state vittime di (tentata) violenza carnale. Di queste, il 21,6% al momento dei fatti aveva meno di 12 anni.
• Sussiste una correlazione tra il vissuto di violenza nell'infanzia e il vissuto di violenza in età adulta. Le donne che hanno subito violenze fisiche o sessuali prima dei 18 anni sono state vittime da adulte di violenze analoghe con una frequenza doppia rispetto alle altre donne che non avevano avuto questo genere di esperienza; nello stalking questo rischio aumenta di sette volte.
• Per le donne, il rischio di subire lesioni è maggiore se sperimentano violenza a opera del partner.
• Circa un terzo delle donne ha dovuto ricorrere a cure mediche a seguito del vissuto di violenza.
ôƒ Per maggiori informazioni si rimanda alle schede informative "Violenza contro le donne" e "Violenza contro gli uomini" sul nostro sito internet www.parita-svizzera.ch alla rubrica: Conoscere i retroscena - agire in modo mirato ôƒ Schede informative - sintetiche e con-cise.
D. Fonti
Office fédéral de la statistique OFS 2006. Statistique de l'aide aux victimes d'infractions http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/fr/index/themen/19/03/01/key/ueberblick/01.html
Office fédéral de la statistique OFS 2006. Homicides et violence domestique. Affaires enregistrées par la police de 2000 à 2004. Neuchâtel. http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/fr/index/news/publikationen.Document.83619.pdf
Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend (BMFSFJ). 2004. Lebenssituation, Sicherheit und Gesundheit von Frauen in Deutschland. Berlin. http://www.bmfsfj.de/bmfsfj/generator/Kategorien/publikationen.html
Büro für die Gleichstellung von Frau und Mann der Stadt Zürich und Maternité Inselhof Triemli Zürich (ed.) 2004. Frauen, Gesundheit und Gewalt im sozialen Nahraum - Repräsentativbefragung bei Patientinnen der Maternité Inselhof Triemli. Klinik für Geburtshilfe und Gynäkologie. Bern.
Gillioz Lucienne et al. 1997. Domination et violence envers la femme dans le couple. Lausanne.
Interventionsstelle Basel-Landschaft. http://www.baselland.ch/docs/jpd/ihg/main_ihg.htm
Interventionsstelle Zürich. 2007. Medienmitteilung. Gewaltschutzgesetz: Eine erste Bilanz. http://www.ist.zh.ch/internet/ji/ist/de/home.html
ISTAT- Istituto Nazionale di Statistica. 2006. La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia. Roma. italiano: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/testointegrale.pdf
inglese: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/englishversion.pdf
Killias Martin, Simonin Mathieu, De Puy Jacqueline. 2004. Violence experienced by women in Switzerland over their lifespan. Results of the International Violence against Women Survey (con una sintesi dei risultati in tedesco). Lausanne.
Tjaden Patricia, Thoennes Nancy. 2000. Full report of the Prevalence, Incidence, and Con-sequences of Violence Against Women. Washington. http://www.ncjrs.gov/pdffiles1/nij/183781.pdf
Il nostro sito internet www.parita-svizzera.ch contiene altre schede informative su vari aspetti della violenza domestica.
Presso la biblioteca specialistica nonché centro di documentazione dell'Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo si trovano circa 8000 pubblicazioni sulle tematiche della vio-lenza e della parità: saggi, riviste scientifiche e specializzate nonché testi non pubblicati (let-teratura grigia) ôƒ www.parita-svizzera.ch

Scheda informativa: Offerte di sostegno per le donne e gli uomini vittime di violenze domestiche

Questa scheda informativa presenta una prima panoramica dell'offerta di consulenza esi-stente in Svizzera e una serie di indirizzi utili. Per altre informazioni su offerte di sostegno specialistico nelle diverse regioni, si rimanda ai servizi d'intervento cantonali. Il nostro sito internet contiene un elenco di indirizzi alla rubrica: Consultori per le vittime ôƒ Servizi e pro-getti di intervento e uffici per le pari opportunità.
A. Servizi cantonali dell'aiuto alle vittime
Il 1° gennaio 1993 è entrata in vigore la legge federale concernente l'aiuto alle vittime di rea-ti. Fino a quel momento, lo Stato non si era praticamente mai occupato delle vittime. Una volta commesso un reato, il suo compito consisteva esclusivamente nel perseguirlo e punir-lo, nonché nel risocializzare l'autore o l'autrice. L'aiuto alle vittime era lasciato in ampia misu-ra alle iniziative e alle istituzioni private. In virtù della legge concernente l'aiuto alle vittime di reati, tutti i Cantoni sono stati chiamati a creare dei consultori per le vittime, ai quali possono rivolgersi anche le vittime di violenze domestiche (uomini e donne).
I consultori specializzati o i consultori cantonali dell'aiuto alle vittime offrono e/o aiutano le vittime a trovare un aiuto sanitario, psicologico, sociale, materiale e giuridico. Forniscono l'aiuto a titolo ambulatoriale e, se necessario, anche per un certo periodo di tempo. La con-sulenza fornita da un consultorio dell'aiuto alle vittime è gratuita, assolutamente confidenzia-le e possibile anche in forma anonima. Anche i familiari e le persone vicine alla vittima pos-sono avvalersi della consulenza. Il diritto all'aiuto alle vittime non implica l'avvio di un proce-dimento penale.
Nel 2006 hanno fatto ricorso a questo tipo di aiuto 28 485 persone, il 73,8% delle quali erano donne. Nel 52,6% dei casi tra la vittima e l'autore delle violenze sussisteva un rapporto fami-liare. Nel 40,8% dei casi sono state denunciate lesioni fisiche, mentre nel 15,1% dei casi è stata lesa l'integrità sessuale di minori1.
Indirizzi dei consultori cantonali dell'aiuto alle vittime per donne e uomini
Si veda l'elenco telefonico o il sito internet dell'aiuto alle vittime:
www.opferhilfe-schweiz.ch/wDeutsch/2_beratungsstellen/2_2.asp?navid=6
1 http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/fr/index/themen/19/03/01/key/ueberblick/01.html
B. Offerte per le donne vittime di violenze
Le donne vittime di violenze hanno a disposizione diverse offerte di sostegno ambulatoriali e stazionarie.
1. Case delle donne
Le case delle donne sono centri d'intervento in caso di crisi per le donne e i loro figli che, di regola in seguito a una situazione di violenza acuta, necessitano di protezione, alloggio e consulenza immediati. Esse sono aperte a tutte le donne che subiscono violenze a prescin-dere dalla loro nazionalità, religione e situazione finanziaria. Per ragioni di sicurezza, in Sviz-zera la sede delle case delle donne rimane anonima, anche se queste strutture sono rag-giungibili telefonicamente in qualsiasi istante.
Protezione e sicurezza sono i principali presupposti della consulenza destinata a donne e minori vittime di violenze. Il soggiorno temporaneo in una casa delle donne deve consentire loro di ritrovare la calma e di acquisire sicurezza. La durata del soggiorno presso la casa dipende dalla situazione personale di ogni donna.
Nel 2005 vi hanno cercato protezione 1435 donne e 1461 bambini, per un totale di 62 336 pernottamenti2. Dopo il primo soggiorno in una casa delle donne, circa un terzo delle donne torna dal proprio partner. L'esperienza mostra tuttavia, che la maggior parte di esse finisce per dover chiedere di nuovo protezione a una di queste strutture già dopo breve tempo (Eg-ger, 2004).
Indirizzi delle case delle donne
Si veda l'elenco telefonico o il sito internet delle case delle donne:
http://www.frauenhaus-schweiz.ch/i_angebote.html
2. Centri di consulenza:
In molte regioni, centri di consulenza specifici offrono assistenza telefonica e personale alle donne vittime di violenza.
Indirizzi dei centri di consulenza
Si veda l'elenco telefonico o il sito internet dell'aiuto alle vittime:
www.opferhilfe-schweiz.ch/wDeutsch/2_beratungsstellen/2_2.asp?navid=6
2 cfr. statistica dell'Organizzazione mantello delle case svizzere delle donne del 2005
C. Offerte per gli uomini vittime di violenze
L'offerta per uomini vittime di violenza è in fase di allestimento, per cui non tutti i Cantoni dispongono di consulenze specialistiche.
Indirizzi dei centri di consulenza
Si veda l'elenco telefonico o il sito internet dell'aiuto alle vittime:
www.opferhilfe-schweiz.ch/wDeutsch/2_beratungsstellen/2_2.asp?navid=6
D. Basi e obiettivi della consulenza
Il lavoro di consulenza, sia stazionario che ambulatoriale, si basa su un approccio ispirato ai principi di partnership e advocacy. Le vittime vengono prese sul serio quando descrivono le esperienze vissute, si attesta loro credibilità e ricevono non solo informazioni esaustive, ma anche un sostegno per elaborare il vissuto di violenza.
L'esperienza dimostra che molte donne vittime di violenze difficilmente hanno accesso alle informazioni che contano per loro. Conoscono troppo poco i loro diritti e spesso si sentono indifese.
Nel corso dei colloqui, collaboratori/trici qualificati/e consigliano e assistono le vittime ed ela-borano con loro prospettive per il futuro e opzioni d'intervento. La decisione sui passi da in-traprendere spetta tuttavia sempre alle persone coinvolte direttamente.
L'attività di consulenza professionale con le persone che hanno sperimentato situazioni di violenza domestica si articola sui seguenti principi:
• riconoscere e nominare la violenza domestica come tale;
• porre al centro la protezione e la sicurezza delle vittime approntando un piano di sicurez-za;
• instaurare un rapporto di fiducia tra consulente e vittima - offrire sostegno concreto;
• i consulenti prendono esplicitamente posizione contro la violenza e menzionano chiara-mente la responsabilità dell'autore degli atti;
• i consulenti conoscono i meccanismi della spirale di violenza e non negano mai il loro sostegno alle vittime.
Il lavoro con le persone che hanno subito violenze persegue tra gli altri i seguenti obiettivi:
• ristabilire in loro la fiducia in sé e favorirne l'autonomia;
• riconoscere e rafforzare le loro risorse;
• fornire loro informazioni sulla situazione giuridica, compresa la legge concernente l'aiuto alle vittime di reati;
• fornire loro consulenza e sostegno finanziari all'atto di far valere le pretese ai sensi della legge concernente l'aiuto alle vittime di reati;3
• procurare loro i recapiti di avvocati/esse, terapisti/e e altri servizi specializzati;
3 http://www.ofj.admin.ch/bj/it/home/themen/gesellschaft/opferhilfe.html
• fornire loro informazioni esaustive sulla possibilità, lo svolgimento e le conseguenze di un procedimento penale;4
• garantire loro a richiesta e se possibile un accompagnamento in caso di interrogatori nell'ambito del procedimento penale;
• favorire lo scambio fra le persone con un vissuto di violenza per farle uscire dalla solitu-dine e dall'isolamento che accompagna questo genere di esperienze;
• chiarire con loro le conseguenze sulla salute (depressione, dipendenza, ecc.) e (re)impostare un approccio positivo con il proprio corpo.
E. Numeri d'emergenza
Polizia, tel. 117
Samaritani/ambulanza, tel. 144
Telefono Amico, tel. 143
F. Fonti
Bildungsstelle Häusliche Gewalt Luzern. 2003-2005. Schulungsunterlagen und Skripte.
Egger Theres. 2004. Bedarfsanalyse Frauenhäuser. Integraler Bericht zur Vorstudie. Bern.
Eichenberger Annelis, Wechlin Andrea. 2003. Seitenwechsel im Frauenhaus Luzern. In: Ettlin Tony (ed.). SeitenWechsel. Lernen in anderen Arbeitswelten. Zürich.
Gruber Christine, Fröschl Elfriede. 2001. Gender Aspekte in der Sozialen Arbeit. Wien.
Il nostro sito Internet www.parita-svizzera.ch contiene altre schede informative su vari aspetti della violenza domestica.
Presso la biblioteca specialistica nonché centro di documentazione dell'Ufficio federale per l'uguaglianza fra donna e uomo si trovano circa 8000 pubblicazioni sulle tematiche della vio-lenza e della parità: saggi, riviste scientifiche e specializzate nonché testi non pubblicati (let-teratura grigia) ôƒ www.parita-svizzera.ch
4 Le collaboratrici delle case delle donne e dei consultori sottostanno all'obbligo del segreto ai sensi della legge concernente l'aiuto alle vittime di reati. Esse non possono notificare il caso alle autorità penali, né mettere in moto in alcun modo il persegui-mento penale d'ufficio dei reati di violenza. Le persone direttamente interessate dalle violenze possono liberare le consulenti dall'obbligo del segreto.