Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 24.09.2002



La Prevenzione del disagio nell'infanzia e nell'adolescenza: le politiche e i servizi di promozione e tutela, l'ascolto del minore e il lavoro di rete

Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Dipartimento per le politiche sociali e previdenziali

Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza
Istituto degli Innocenti

Seminario nazionale

"La Prevenzione del disagio nell'infanzia e nell'adolescenza: le politiche e i servizi di promozione e tutela, l'ascolto del minore e il lavoro di rete"

Firenze, 24 settembre 2002

Abstract Gruppo di lavoro N.1 Prevenzione come promozione di una cultura rispettosa dei bambini e delle bambine; progetti di sostegno alle famiglie e alla genitorialità. Esperienze e linee progettuali.


Prevenzione e minori vittime di violenza assistita intrafamiliare
Roberta Luberti; medico psicoterapeuta; Responsabile Settore Minori Associazione Artemisia
Il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso all'Infanzia ha costituito nel 1999 la Commissione Scientifica "Violenza.
Assistita", deputata all'approfondimento della violenza assistita intrafamiliare che avviene a danno di bambine e bambini. La Commissione ha proposto la seguente definizione: "Per violenza assistita da minori in ambito familiare si intende qualsiasi atto di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori; di tale violenza il/la bambino/a può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza), e/o percependone gli effetti".
In genere con questo termine si intende la violenza assistita da maltrattamento sulle madri, forma su cui si concentrerà peraltro questo intervento.
Tuttavia riteniamo corretto estendere il termine a tutte le forme di violenza perpetrate su qualunque membro della famiglia, cui altri membri, adulti o minori, assistono, direttamente, indirettamente e/o percependone gli effetti.
La violenza assistita da minori, oltre ad essere un fattore di rischio per trascuratezza, maltrattamento fisico ed abuso sessuale, è di per sé una forma di maltrattamento, di cui sono vittime moltissimi bambini e bambine.
In letteratura esistono ormai molti studi e ricerche sui danni, a breve e a lungo termine, riportati da bambini e bambine testimoni di violenza (Garbarino J, Guttman E., Seley J.W. (1986); Jaffe P.,Wolfe D.A, Wilson F (1990).; De Zulueta F.,1993; Edleson Jeffrey L.(1996); Kashani Javad H., Wesley D.Allan (1997); Wolak J, Finkhelor D.(1997); Tortolani, 1998; Trout G.M., 1999; Di Blasio P., 2000; Carini A., Pedrocco Biancardi M.T. e Soavi G., 2001, per citare alcuni autori).
Nonostante la frequenza dei casi e la gravità dei danni, l'esistenza e l'incidenza del fenomeno vengono ancora sottovalutati, e si stenta a riconoscere il problema e la necessità di protezione anche in situazioni particolarmente eclatanti, dove minori vivono in nuclei familiari ove avvengono protratti e gravi maltrattamenti fisici e violenze sessuali ripetute.
Rilevazione dei casi di violenza assistita, protezione, valutazione del danno derivato a bambine e bambini, valutazione della genitorialità e della recuperabilità delle competenze genitoriali, e interventi riparativi adeguati sono tutte tappe irrinunciabili se si vuole parlare di una reale, efficace prevenzione, anche rispetto agli effetti a lungo termine e all' assunzione da parte dei/delle bambini/e vittime di violenza assistita di comportamenti violenti. E' noto infatti il ruolo che l'assistere alla violenza ha rispetto alla sua trasmissione intergenerazionale, sia per quello che riguarda l'assunzione di comportamenti maltrattanti, sia per quello che riguarda le difficoltà di assunzione di comportamenti autoprotettivi e protettivi nella vita adulta.
Per poter attuare interventi efficaci è necessario che gli operatori siano messi in grado non solo di ricevere una formazione adeguata, ma abbiano, ovviamente, poi la possibilità di mettere a frutto gli apporti formativi attraverso la presenza nei servizi delle necessarie figure professionali, l'esistenza di adatti luoghi di protezione, che non siano, come ora, marginali in termini numerici e di possibilità economiche, di strutture funzionali rispetto all'esito degli interventi di valutazione del danno sulle vittime.
Se interventi di protezione adeguati al livello di pericolosità, intesa sia in termini fisici che psichici, sono indispensabili e rappresentano una prima, significativa tappa, rispetto alla riparazione dei danni, e al fine di procedere a interventi approfonditi di valutazione, è altresì vero che l'intervento non può limitarsi a questi aspetti.
Sono quindi necessarie sensibilizzazione sociale rispetto alla diffusione e gravità del fenomeno e formazione degli operatori, ma anche risorse operative e strutturali adeguate, senza le quali anche momenti importanti di dibattito e confronto, rischiano di creare dannose illusioni e delusioni, che possono favorire posizioni di fatalismo impotente negli operatori stessi.