Egisto Gori, Il Ritorno di Caino: " La violenza in famiglia"



Il Ritorno di Caino: " La violenza in famiglia"


 Il Ritorno di Caino: " La violenza in famiglia "
Gambarie d'Aspromonte (8-9-10 luglio 2005)

Organizzato da:
ô C.E. Settore Famiglia: Incaricato Egisto Gori.
ô C.E. Settore Servizio: Incaricato Mimmo Cotroneo.
ô Regione Calabria nella persona del C.N. Mario Laganà.


La violenza contro i bambini e le donne riportata dalla cronaca dei giornali è un fiume che ingrossa.
Padre Luciano Cupia, di cui i partecipanti al campo hanno potuto apprezzare la grande esperienza come psicologo e consulente familiare, ha messo in luce come il seme della violenza si può annidare anche nelle nostre famiglie ordinate, che non frustano, non uccidono e non violentano donne e bambini, come si legge sui giornali.
Per quale motivo si è chiesto Padre Luciano anche la famiglia, che dovrebbe essere una scuola d'amore, spesso è il luogo in cui questa violenza si manifesta? La spiegazione sta nel fatto che viviamo in una società violenta. Subiamo l'aggressività per strada e diventiamo noi stessi violenti per futili motivi di traffico.
Ogni giorno i mass media offrono a tutti, compresi ai nostri figli dosi massicce di violenza. La maggior responsabile è la televisione, che spesso collocata com'è, in sala da pranzo, all'ora dei pasti, mostra senza remore, immagini di morti ammazzati per strada, di stragi sulle autostrade, di stragi di persone inermi fatte dai Kamikaze,di donne o bambini ridotti in schiavitù, di vecchi scippati da ragazzoni in motorino.
Il tema generale è stato suddiviso in tre sottotitoli:
ô violenza psicologica in famiglia.
ô violenza fisica in famiglia.
ô violenza sessuale in famiglia.
Dalle lezioni abbiamo ricavato tre schede, che con il consenso di Padre Cupia. saranno pubblicate su "Strade Aperte" e sul Sito Nazionale.

SCHEDA n.1
Violenza psicologica in famiglia.
E' una forma di violenza meno eclatante, della violenza fisica o della violenza sessuale; talvolta chi esercita violenza psicologica neppure si rende conto. Si tratta di parole, di gesti e di osservazioni, che a tutti capita di fare senza riflettere, magari per la fretta o l'irritazione che ci portiamo dentro dall'esterno, ma anche per paure,ansie e problemi psicologici non risolti e presenti dentro di noi fin dall'infanzia,;- ma gesti, espressioni capaci di ferire chi li riceve e di conseguenza alterare profondamente il menage familiare.
Pensiamo alla violenza di certi mariti verso la donna, moglie o convivente che sia, costretta a dedicarsi solo alla casa ed ai figli, a sacrificare le giuste aspettative di successo professionale, magari dopo anni di lavoro o di studio. Per il ruolo della donna,oggi non ben definito tuttavia può capitare anche il caso opposto.Donne in carriera , trattano il marito come "un buono a nulla" perché ha perduto il lavoro o porta a casa meno soldi di loro.
Pensiamo a certe espressioni verbali maldestre rivolta da uno dei coniugi all'altro che ridicolizzano o umiliano come "Sei incompetente e superficiale" oppure "Eccolo il sapientone oppure a certe frasi minacciose " Se non ti va bene ....quella è la porta." Sono espressioni capaci di bloccare completamente il dialogo della coppia, mediante il quale l'uno rivela all'altro i propri sentimenti, ciò che mi fa piacere o quello che mi ha turbato!
Anche la sincerità totale fra i coniugi può diventare una forma di violenza, per esempio la confessione di un tradimento, di una infedeltà: è inferire un colpo talmente grave da avvelenare completamente la vita dell'altro. Il confessare la propria colpa,è scrollarsi il peso del rimorso, tutto a scapito dell'altro.Anche se l'epilogo, in un primo momento appare positivo,il fondo di sospetto rimane a fare da bagno avvelenato a qualsiasi germe benefico cerchi di crescere nel coniuge tradito.
Passando ad esaminare alcune violenze contro i figli,pensiamo a quelle donne, ma anche a quegli uomini che rinunciano a sposare per accudire i vecchi genitori. Sono vittime di ricatti morali, magari non verbalizzati, subliminali, da parte dei loro vecchi, incapaci di ribellarsi e realizzare una vita libera ed autonoma a cui hanno diritto.
Pensiamo ai cosiddetti" figli prolungati" ragazze e ragazzi che si frequentano, passano insieme il week-end e le vacanze, ma non creano una famiglia perché le loro madri troppo possessive, non vogliono tagliare il cordone ombelicale che le lega al figlio.
Frasi come:" Noi facciamo tanti sacrifici per te, tu non sai quanto ci costa mantenerti a scuola."sono espressioni che hanno il sapore del ricatto, e provocano risentimento e non responsabilità.
Altre forme di violenza verso i figli, sempre attuali anche in una società evoluta quale quella in cui viviamo, sono frapporre ostacoli all'amore fra due ragazzi, perché non sono della stessa condizione sociale, obbligare un figlio a intraprendere un corso di studi o una professione ritenuta più remunerativa, anche se non corrisponde alle scelte personali del figlio, o peggio ancora costringerlo a entrare nell'azienda di famiglia, e dover rinunciare ai propri progetti.
Concludiamo gli esempi di violenza contro i figli in famiglia con quella che i medici chiamano " child neglected" cioè la trascuratezza del bambino, la negligenza grave che mette in pericolo il suo sviluppo equilibrato, affettivo e sociale.
Può capitare in famiglie anche di ceto elevato, famiglie di professionisti , che il neonato bagnato o che ha fame. oppure quando piange di notte, sia lasciato nella culla senza intervenire, e quando finalmente il padre o la madre stanchi e stressati accudiscono il bambino lo fanno con mosse brusche, senza tenerezza e magari imprecando a voce alta. Si comportano così quei genitori che non sanno adattarsi al nuovo spazio e ritmo richiesto dal bambino, e non accettano interferenze nella loro vita Un comportamento freddo e distaccato come:non stare vicino a lui spesso, non parlargli, non scherzare con lui, rifiutare il suo contatto fisico, fargli capire che è soltanto un "guastafeste" ." un rompiscatole ", è una forma di maltrattamento, che il bambino coglie e ne viene profondamente segnato.
Accenniamo per ultimo al problema della violenza contro gli anziani in famiglia.
La società attuale fortemente competitiva, che ha il mito dell'efficientismo, dell'uomo vincente,capace di emergere, individualista ,sembra fatta a posta per emarginare gli anziani persone che hanno bisogno di solidarietà, di attenzione di premura.
Se la casa misura appena 60 mq, non c'è posto per l'anziano.
Se l'uomo e la donna lavorano. otto ore al giorno non possono prendersi cura dell'anziano quando è ammalato, ma hanno bisogno di lui e lo strumentalizzano come custode ed educatore dei figli.............
Verso l'anziano, diciamo dopo il 68', è cambiato anche l'atteggiamento dei nipoti.: Prima c'erano tante piccole regole da osservare, segno di rispetto per l'autorità ed il ruolo dell'anziano nella famiglia e nella società.
Per esempio ad un anziano il giovane doveva sempre cedere il posto in autobus, doveva sempre salutare per primo, non doveva interrompere quando stava parlando, rivolgersi a lui con il "voi" mai con il "tu" troppo confidenziale.
Oggi non è più così; spesso i giovani, si rivolgono a chi ha i capelli bianchi, anche non di famiglia con "attento nonno? " è totalmente cambiato il ruolo e l'immagine sociale.
Non è che i giovani non abbiano amore agli anziani: fanno servizi nello spirito di "volontariato" sia pure a livello familiare. Si usa compassione non tanto stima e venerazione come un tempo.
I vecchi sono persone da aiutare, non da guardare con stima e rispetto. Ci si china sull'anziano, non ci si mette ai suoi piedi per imparare.
E' evidente che questo atteggiamento richiede all'anziano un vero eroismo, per non cadere nel rifiuto indispettito e nel farsi assistere passivamente, senza comunicazione, senza risposta, a cui consegue una ulteriore emarginazione.

Scritta da Egisto Gori