Dr.ssa Alessandra Bagnara, Il fenomeno della violenza domestica



Il fenomeno della violenza domestica: alcuni dati regionali, nazionali, europei.
La trasversalità del fenomeno, le tipologie della violenza, le caratteristiche dell'autore.

Il fenomeno della violenza domestica: alcuni dati regionali, nazionali, europei.
La trasversalità del fenomeno, le tipologie della violenza, le caratteristiche dell'autore
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Trento, 24 Novembre 2004

Dr.ssa Alessandra Bagnara
Sociologa

La maggior parte delle ricerche fino ad oggi effettuate, sulla conoscenza del tema della violenza contro le donne, provengono principalmente dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti.
E' stato grazie al movimento femminista prima ed al lavoro dei Centri Antiviolenza e delle Case delle Donne, dopo, che sempre più spesso si parla del fenomeno della violenza contro le donne oggi sempre di più in dibattiti pubblici, conferenze, seminari, atti, leggi e documenti.
Tutte le indagini, europee e non, confermano i dati delle statistiche che, ogni anno, tutti i centri italiani elaborano e cioè che la violenza contro le donne è:
- esercitata dal genere maschile su quello femminile
- agita da persone conosciute dalle donne e non da sconosciuti
- trasversale a tutte le classi sociali, età, scolarizzazione, religione o razza
- un fenomeno esteso: secondo un rapporto presentato nel 1997 al Consiglio d‘Europa 1 donna su 5 subisce, nel corso della sua vita, uno stupro o un tentativo di stupro. Quasi tutte le donne hanno subito una o più molestie sessuali 1 donna su 4 fa l'esperienza di essere maltrattata un partner o ex Alcune ricerche statunitensi ( Carmine Ventimiglia "La fiducia tradita" Ed. Franco Angeli anno 2002) evidenziano che la maggior causa di richiesta di cure rivolte al Pronto Soccorso, da parte di donne in età fra i 15 e i 45 anni, è proprio la violenza; e il 13 - 25% delle donne, subisce uno stupro. La Harvard University stima che la violenza rappresenti per donne in età tra i 15 e i 44 anni, la prima causa di morte e di invalidità, ancor più degli incidenti stradali, delle guerre e delle malattie gravi.
La ricerca svolta nel 2003 ( Seager J.) ha rilevato che, negli ultimi anni, in Gran Bretagna ogni settimana, circa due donne, vengono uccise da un partner; in Svezia, Israele e Spagna una. La stessa ricerca evidenzia come, negli Usa, molti di questi omicidi, il 74%, avviene ad opera di ex, cioè dopo che è già avvenuta una separazione e dopo che la donna ha tentato di uscire dalla relazione violenta.
Molte indagini vittimologiche, (Heise 1994; Campbell 2002, Koss et al. 2003) mettono in luce come la violenza maschile sia uno dei fattori principali per la salute delle donne.
In Italia, esiste a tutt'oggi una sola ricerca vittimologica, condotta dall'ISTAT (1997), la quale comunque è prevalentemente incentrata sul fenomeno delle violenze e molestie sessuali. Nel prossimo anno 2005 è in previsione un'altra indagine sulle violenze domestiche.
L'esperienza della ricerca Regionale, dell'Emilia Romagna, promossa, negli anni 1997 e 2000, da 10 Case delle Donne e Centri Antiviolenza, rappresenta una novità per il nostro Paese. L'obiettivo comune è stato quello di raccogliere in modo omogeneo e scientificamente attendibile i dati relativi alle donne accolte. Nell'anno 2000, inoltre, si è effettuato un approfondimento di carattere qualitativo, diretto soprattutto ad analizzare i percorsi di uscita dalla violenza delle donne.
La scheda di rilevamento, attualmente in uso ai Centri e Case dell'Emilia Romagna, è costituita da circa 90 domande con le quali si riescono ad indagare le seguenti aree:
- i richiesti e bisogni delle donne
- la modalità con cui avviene il primo contatto della donna con il Centro
- le caratteristiche socio-anagrafiche della donna e del maltrattante
- i tipi di violenza
- le conseguenze della violenza
- le modalità temporali delle violenze
- la durata della relazione violenta
- le violenze contro i figli
- il percorso della donna prima e dopo il contatto con il Centro
- le risposte avute e gli esiti
- gli aiuti concreti dei Centri (colloqui, accompagnamenti, relazioni, telefonate, consulenze legali)
Nel corso dell'anno 2000 i 10 Centri antiviolenza hanno accolto 1380 donne. Accanto a questo dato vanno considerate anche quelle donne che continuano nel percorso di uscita con colloqui ed altro, ma che si sono rivolte al Centro in anni precedenti.
L'80% delle donne subisce violenza da partner.
Nell'80% circa dei casi sono le donne stesse che si rivolgono direttamente al Centro; il restante 20% è costituito da familiari, conoscenti, operatrici dei servizi sociali, forze dell'ordine o altri soggetti.
Questo dato è importante per sottolineare l'iniziativa che le donne assumono nel prendere coscienza delle violenze subite e nel cercare strategie di uscita dalla violenza.
Generalmente le donne che si rivolgono alle Case delle Donne evidenziano una pluralità di richieste e bisogni (necessità di essere ascoltate, il 54%; di ricevere informazioni, il 35%; richiesta di consulenza e/o assistenza legale, il 38%; di continuare i colloqui con il Centro, il 34%; di ospitalità, il 15%).
Dall'indagine è anche emerso che le 307 donne straniere, (28% delle donne accolte), esprimono maggiori richieste e bisogni in numero superiore alle donne italiane. Disaggregando i dati e considerando separatamente i bisogni espressi dalle donne italiane e straniere, è emerso che le donne straniere chiedono in numero maggiore di fare colloqui, ospitalità, un lavoro, un alloggio.
L'accoglienza delle donne straniere richiede comunque un approfondimento metodologico che solo in parte è stato possibile sviluppare. Le donne straniere, di norma, per diversità culturale, di lingua e religione, richiedono mediazioni; inoltre, necessitano di maggiori attivazioni e accompagnamenti.
Per quanto riguarda il dato anagrafico dell'età, la fascia più rappresentata è quella delle donne di età compresa fra i 30 e i 39 anni (35%); seguita da quella compresa fra i 18 e 29 anni (26%). Quasi assenti le minorenni (1%) e corrispondente al 17% la fascia delle donne in età compresa dai 50 anni in su.
Possiamo affermare che esiste una correlazione tra la violenza e l'età delle donne. In base ai dati le donne fra i 18 e 39 anni sono quelle più a rischio di violenza, le ultracinquantenni meno. In generale, il rischio di subire violenze da parte del partner ha un andamento discendente: diminuisce con l'aumentare dell'età. Un'altra risposta a questo dato può essere data leggendo ed incrociando i dati relativi alla durata della relazione. Risulta che la fascia più numerosa, il 33%, è rappresentata da donne che subiscono violenze che durano da oltre 10 anni.
Delle 1380 donne, 234 donne pari al 36%, ha un diploma di scuola media superiore; il 12% una laurea; l'8% ha conseguito un diploma di formazione professionale; SOLO IL 2% NON HA ALCUN TITOLO.
In generale si può affermare che la scolarità delle donne accolte dai Centri Antiviolenza e dalle Case delle Donne è medio alto. Ricerche effettuate a livello locale (Romito e Gerin, 2002) hanno evidenziato che è maggiore il rischio di subire violenza nelle classi sociali più basse e con una scolarizzazione bassa o inesistente. Come mai allora i dati dei Centri Antiviolenza evidenziano il contrario? Si può ipotizzare che donne con un livello di istruzione medio alta, generalmente, sia più agevolata ad identificare e conoscere le risorse presenti sul territorio, compresi i Centri Antiviolenza.
Le donne che svolgono un lavoro sono pari al 55%, di queste circa la metà ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, poco più di un quarto ha un contratto a tempo determinato, le restanti lavoro in condizioni di precarietà o in nero. Il 20% delle donne accolte (228) risulta essere in cerca di un lavoro a causa della violenza subita.
Gli autori e le violenze.
Le tipologie prevalenti fra gli autori delle violenze sono: per il 79% pari a 847 casi, rappresentate dai partner o ex partner, intendendo in questa categoria il coniuge, il convivente, il fidanzato, l'amante; per il 5% pari a 59 casi da amici o conoscenti, nel 7% pari a 70 casi sono rappresentati da parenti altri, nel 2% pari a 17 autori sono sconosciuti.
Dal dato degli (ex)partner, si evidenzia, che la separazione può costituire un momento di maggiore pericolo. Le violenze e/o la minaccia del loro verificarsi, pur non essendo continuative, tendono quindi a configurarsi come una vera e propria modalità relazionale e non come episodi sporadici e isolati dovuti a scoppi d'ira improvvisi. Quando una donna subisce violenza dal (ex)partner spesso anche i figli/e vengono coinvolti. I figli/e che subiscono violenza sono in totale 665, il 72% di essi è a conoscenza o assiste alle violenze agite dal padre contro la madre, il restante 28% subisce direttamente violenze fisiche e/o economiche, e/o psicologiche e/o sessuali. Come risulta ormai da numerose ricerche ed esperienze di lavoro con minori e adulti, il peso della violenza assistita, se non deve diventare una profezia negativa pesante come un destino inevitabile nel futuro del minore, non può neppure essere sottovalutato.
La commissione istituita in seno al CISMAI che si occupa della Violenza Assistita Intrafamiliare, ha dato la seguente definizione:
"Per violenza assistita intrafamiliare si intende qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori; di tale violenza il/la bambino/a può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo),
indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti".
La griglia di domande attraverso la quale sono state indagate le violenze che le donne subiscono è una griglia molto analitica che comprende 41 tipi di diversi comportamenti violenti. I dati sono stati aggregati in 4 macrocategorie di violenza: fisica, psicologica, sessuale ed economica.
Considerando le 4 macrocategorie con cui si sono accorpati i comportamenti violenti, si evidenzia che la violenza psicologica è quella più esercitata 81% (885 donne); seguita da quella fisica, 57% (623 donne); da quella economica 40% (437 donne) ed infine da quella sessuale 26% (279 donne).