Simonetta Costanzo, Famiglie di sangue (sintesi pubblicazione)



Famiglie di sangue

Psicologia e Giustizia
Anno 4, numero 2
Luglio - Dicembre 2003

 Simonetta Costanzo
FAMIGLIE DI SANGUE
ANALISI DEI REATI IN FAMIGLIA

 Franco Angeli, Milano, 2003, pp.150

La cronaca quotidiana ci ha recentemente proposto casi di violenza tra le mura domestiche, a dimostrazione del fatto che la famiglia non è solamente luogo di maturazione, ma può trasformarsi anche in contenitore di violenza efferata. Secondo questo spirito, l'autrice associa la violenza domestica alla natura aggressiva dell'animo umano, al degenerare delle relazioni ed infine alla malattia mentale presenti in famiglia, analizzandone le motivazioni secondo una prospettiva mitologica, criminologica, psicoanalitica. Le tematiche affrontate sono: il figlicidio, il parenticidio, il patricidio, l'uxoricidio, il matricidio ed il fratricidio.
Nel primo capitolo dal titolo Le Origini si fa riferimento alle dinamiche soggettive e familiari responsabili del comportamento violento, addebitando in particolare ai figli una lacunosa o distorta assimilazione di regole di vita, che si traduce nell'illusione di ottenere libertà e potere sino al punto di uccidere i propri genitori. La causa di tali atti sarebbe individuabile nel mancato soddisfacimento di bisogni primari personali e nell'incapacità di coordinare efficacemente il pensiero. I figli sarebbero pertanto afflitti da deficit nell'identificazione con le figure genitoriali in assenza di un insegnamento pedagogico familiare di fondo, nell'ottica di genitori che perdono troppo facilmente la loro autorevolezza a causa anche di una società moderna fatta di "maschere di cartapesta". La Costanzo si sofferma sul fattore sociale per sottolineare come l'egoismo individuale mini una struttura familiare debole in cui la coppia non trova più quel supporto sociale di un tempo.
Nel Cap.2 è presentata attraverso il caso di un ragazzo diciannovenne omicida, la tematica del parenticidio, in cui le caratteristiche del fenomeno sono in genere il protrarsi di conflitti familiari, la malattia mentale o l'ambizione all'eredità da parte degli autori (viene citato il caso di Pietro Maso).
Nel Cap.3 si parla di infanticidio. Descrivendo il caso reale di una madre che uccide il proprio neonato perché non accetta il fatto di essere rimasta incinta a seguito di un rapporto occasionale, spinta semplicemente da desiderio sessuale, l'autrice cita il mito greco di Urano, il quale imprigionò i propri figli per timore di essere soppiantato. Il profilo delle madri infanticide risultante sarebbe: età tra i 18 e 38 anni, problemi psichiatrici, estrazione socioculturale medio-bassa, infanzia negativa.
Il Cap.4 tratta il tema del figlicidio, in cui la vittima non è il neonato, bensì il figlio di alcuni mesi almeno di età. Sempre partendo da un caso di cronaca, si affrontano gli aspetti mitologico (Medea, Edipo, ecc...) e psicologico (malattia mentale dell'autore o esasperazione di fronte al nonriconoscimento dell'autorità genitoriale da parte del figlio sono tra le cause principali).
Il fratricidio trova spazio nel Cap.5, argomentato mitologicamente secondo l'episodio biblico di Caino e Abele e, psicologicamente, attraverso una duplice deficienza familiare: l'incapacità di creare un ambiente facilitante per favorire l'armonia tra fratelli ed il mancato riconoscimento dell'aggressività e della gelosia del fratello maggiore nei confronti del minore come sentimenti normali che possono esasperarsi se puniti con troppa insistenza.
Nel Cap.6 il parricidio viene descritto secondo il mito di Zeus, figlio che uccide il padre Urano, in una situazione piuttosto stereotipata in cui la figura paterna castrante viene eliminata perché ostacola la crescita del figlio.
Al matricidio viene dedicato il Capitolo Settimo, citando l'esempio storico dell'uccisione di Agrippina da parte del figlio Nerone, con particolari riferimenti al legame simbiotico madre-figlio, che impedisce a quest'ultimo di identificarsi col padre.
Nel Cap.8 l'autrice affronta il tema dell'uxoricidio, che presenta come peculiarità causale la gelosia e la conflittualità con un rivale sessuale che mette in discussione un rapporto sentimentale già critico. Gli uxoricidi si dividerebbero in tre tipologie, in base alla causalità del loro agire: il primo nutrirebbe una gelosia puramente competitiva, il secondo una gelosia di tipo proiettivo, il terzo un vero e proprio delirio di gelosia.
Il libro termina coi Cap.9 e 10, ai quali sono affidate le conclusioni. La delittuosità familiare coglie aspetti sociologici, sino alle ultimr frontiere della neurobiologia e della psicopatologia.
L'impostazione psicoanalitica dell'autrice fornisce ampi spunti, anche culturali e storici, per comprendere il fenomeno della violenza in famiglia. La letteratura italiana in materia è tottoggi limitata e sono auspicabili sviluppi futuri. A questo proposito il Gulotta sta conducendo assieme ad alcuni collaboratori, presso la cattedra di Psicologia Giuridica di Torino, uno studio teorico ed empirico in argomento che costituirà una futura pubblicazione. 

Marco Baudino