Camera, iniziativa n.3-00723



Iniziative per contrastare il fenomeno del bullismo nelle scuole - n. 3-00723

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Iniziative per contrastare il fenomeno del bullismo nelle scuole - n. 3-00723

PRESIDENTE. La deputata Goisis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00723 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmataria.
PAOLA GOISIS. Presidente, sappiamo che il fenomeno del bullismo ha ormai raggiunto dimensioni nazionali e anche che da diversi studi risulta che sono vittime di bullismo il 41 per cento degli studenti delle scuole primarie e il 26 per cento di quelle secondarie: facendo una percentuale complessiva, emerge che almeno tre studenti per classe sono vittime di bullismo.
Assistiamo purtroppo ad una situazione, nella quale sembra che gli insegnanti e i presidi delle scuole siano impotenti, se non addirittura loro stessi vittime di quella realtà. Studi importanti di settore hanno sfatato la diceria per cui gli autori di quei fenomeni di bullismo siano studenti o ragazzi con difficoltà socioeconomiche oppure che queste realtà si manifestino laddove vi sia un numero elevato di studenti.
Chiedo al signor ministro di dirci quali prospettive voglia indicare per risolvere questo problema.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il fenomeno del bullismo, ma oserei in maniera più appropriata usare il termine di «violenza», di cui le nostre scuole sono Pag. 60vittime in gran parte dall'esterno, riguarda anche episodi quantitativamente non significativi, ma qualitativamente gravi e per i quali non si può utilizzare la politica dello struzzo.
Oltre alle linee guida, che abbiamo formulato ed emanato insieme con la Commissione nazionale per la legalità, che si è occupata dei fenomeni del bullismo e della violenza nelle scuole; tra l'altro anche agli strumenti messi a disposizione dell'autonomia scolastica, abbiamo istituito un numero verde e un portale, che hanno consentito di dare voce ad una serie di segnalazioni e di far nascere soprattutto la consapevolezza, in modo prevalente tra gli studenti, ma anche tra i docenti, che in presenza di episodi di violenza non è possibile essere né tolleranti, né rapidamente assuefatti a ciò che accade.
Non è possibile in altri termini girarsi dall'altra parte, ma bisogna sostituire alla logica del «non mi interessa», quella del «mi interessa» per non far sentire mai solo o emarginato un diversamente abile o un debole all'interno della comunità scolastica e della classe. Il numero verde e il portale hanno avuto questa utilità. Inoltre, insieme con le campagne di sensibilizzazione, stanno partendo gli osservatori regionali. Ciò che, in prevalenza, è richiesto a tutti è che in primo luogo i docenti, poi gli studenti assumano una cittadinanza attiva in tale contesto.
Credo però che il problema, di cui parliamo e di cui la violenza e il bullismo nelle classi sono espressioni caratterizzanti, riguardi un'emergenza educativa presente nel nostro paese, per la quale occorre un'azione di rete che veda insieme la scuola, la famiglia, le altre centrali educative e i responsabili dei mezzi di comunicazione. Tale problematica emerge in relazione all'esigenza che la famiglia e i docenti condividano lo stesso progetto di educare ed istruire i propri ragazzi. Constatiamo però che la famiglia in questi tempi è sempre più in crisi e che, proporzionalmente alla propria crisi, diventa sempre più esigente verso la scuola.
Credo sia un dato di fatto riconoscere che la scuola italiana possa migliorare e fare molto di più. Ritengo però estremamente ingeneroso generalizzare i fenomeni, che stanno accadendo in questi giorni, rispetto al milione di docenti, che con grande attitudine, capacità e professionalità, lavorano nella scuola, spesso soli e trovandosi dall'altra parte componenti di famiglie che rischiano di essere i sindacalisti dei propri figli, adusi a dire molti «sì» e prevedendo che i «no» vengano detti da altri. È difficile ipotizzare che un docente, che con l'istruzione può concorrere ad educare i nostri figli, quando per 16 ore deve seguire, 25, 50, 75 o 100 ragazzi, possa da solo essere il capro espiatorio di un processo educativo, che passa anche e soprattutto per la consapevolezza non soltanto del rapporto fra famiglia e scuola, ma anche del contributo diretto che i mass-media possono dare nel diffondere un modello educativo che non sia basato sulla violenza, come affermazione di sé.
Questi strumenti, che nei prossimi mesi andremo ulteriormente a monitorare nei risultati, sono offerti a chi può risolvere il problema, che nasce nell'incontro del docente persona con lo studente persona all'interno delle istituzioni scolastiche.
PRESIDENTE. La deputata Goisis ha facoltà di replicare.
PAOLA GOISIS. Non sono assolutamente d'accordo con quanto ha affermato il ministro, intanto per quanto riguarda il dato quantitativo del fenomeno, perché le percentuali che ho citato (il 46 per cento e il 21 per cento) sono davvero consistenti. Non basta rispondere che gli insegnanti che operano nella scuola lavorano. Sta parlando un'insegnante che esercita questa professione da trent'anni e che, purtroppo, ha potuto constatare la deriva a cui questa sinistra ha portato la scuola.
La scuola è stata condotta su una china pericolosissima, laddove si è voluto tradurre il termine tolleranza con permissivismo e lassismo. Non si era mai verificato Pag. 61quello che sta accadendo, se non in questi ultimi periodi, da quando abbiamo la sinistra al Governo; peraltro questo è stato già preparato da anni di scuola di sinistra, con i libri di sinistra e gli insegnanti di sinistra, i quali hanno condotto la scuola ad essere ormai la meno credibile in Europa (tanto è vero che i fenomeni di bullismo, rispetto al resto d'Europa, sono il doppio).
Devo poi dire che il ministro Moratti aveva tentato e voluto con la sua riforma portare la scuola in generale e non soltanto i licei a livelli di qualità, importanti anche per ciò che riguarda la formazione. Questo Governo ha invece voluto fare una scuola di serie A e una di serie B, credendo di buttare fumo negli occhi davanti alla gente, parlando di formazione, che non è altro che il vecchio avviamento di anni passati.
Non si sono mai visti insegnanti fare sesso a scuola o farsi palpeggiare! Questi insegnanti di sinistra devono essere buttati fuori dalla scuola, perché ciò che conta, se vogliamo che i ragazzi ci credano, è l'esempio che noi dobbiamo dare!
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
PAOLA GOISIS. I miei ragazzi a scuola si alzano ancora in piedi quando entro in classe e non si sono mai permessi di usare il telefonino, perché non gliel'ho mai consentito. Questo devono fare gli insegnanti: essere loro stessi di modello e di esempio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!