Da Wikipedia, l'enciclopedia libera, Bullismo



Bullismo

BULLISMO

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il bullismo è un concetto ancora privo di una sua puntuale definizione tecnica, sia giuridica che sociologica, ma è usato pressoché unanimemente per indicare tutta quella serie di comportamenti tenuti da soggetti giovani (bambini, adolescenti) nei confronti di loro coetanei, ma non solo, caratterizzati da intenti violenti, vessatori, e persecutori. Il fenomeno ha anche legami con la criminalità giovanile, il teppismo ed il vandalismo.
Il termine italiano è un calco dell'inglese bullying. In Scandinavia, dove hanno avuto inizio le primissime ricerche sul fenomeno, si usa il termine mobbing (o mobbning). Tuttavia, sia nel mondo anglosassone che in Italia, con mobbing ci si riferisce unicamente ai fenomeni di prevaricazione interni all'ambiente di lavoro. Il mobbing sarebbe dunque il bullismo che avviene tra gli adulti, e il bullismo il mobbing che avviene tra i minori. Entrambi i fenomeni, inoltre, presentano caratteristiche analoghe, di solito in forme meno esasperate, del nonnismo degli ambienti militari.

Indice
• 1 Il Bullismo a scuola
• 2 I tipi di bullismo
• 3 Studi sul fenomeno
• 4 Note
• 5 Bibliografia
• 6 Voci correlate
• 7 Collegamenti esterni


Il Bullismo a scuola
Il bullismo non esiste solo a scuola, ma ha delle degenerazioni come il nonnismo e si collega a tutte le violenze che hanno in comune il considerare l'altro come un oggetto.
Nelle scuole accade di solito intimorendo il proprio compagno in aree con poca o niente soprintendenza adulta. Può accadere in quasi qualsiasi grado, elementare, media e superiore, durante le pause, nei bagni, sugli autobus ecc. L'azione di intimorire consiste in un gruppo di studenti che prendono vantaggio su una persona, o isolando uno studente in particolare e guadagnando la lealtà di spettatori che vogliono evitare di diventare la prossima vittima. Gli obiettivi di queste azioni a scuola sono quegli alunni considerati strani o diversi dai loro pari. Dei bambini intimoriscono perché sono stati isolati e perché hanno un bisogno profondo di senso di appartenenza. Ma questi non possiedono le abilità sociali di tenere efficacemente amici. L'azione di intimorire un'altra persona può essere perpetrata anche da insegnanti e dal sistema di scuola stesso: c'è un potere nel sistema che può predisporre facilmente all'abuso sottile o celato, umiliazione, o esclusione, anche mantenendo impegni aperti a politiche anti-sociali.[1][2]
Il bullismo può essere sia "diretto" che "indiretto". Il bullismo diretto consiste nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, dare pizzicotti, appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli, minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti sugli altri o rovinarli. Il bullismo di tipo indiretto invece si gioca più sul piano psicologico, meno visibile e più difficile da individuare, ma non è meno dannoso per la vittima di "turno". Esempi di bullismo indiretto sono: l'esclusione dal gruppo dei coetanei, l'isolamento, l'uso di smorfie e gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia.
A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, ma nei due sessi si esprime in due modi differenti. I maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente ad altre femmine. Dalle notizie di stampa sembrerebbe, poi, che ci siano delle età a rischio di bullismo, poiché i soggetti coinvolti sono spesso o bambini tra i 7-10 anni o ragazzi tra i 14-17 anni.
Il bullismo, a differenza del vandalismo e del teppismo, si presenta come una forma di violenza antitetica a quelle rivolte contro le istituzioni e i loro simboli (docenti o strutture scolastiche): queste ultime sarebbero estroverse, dove il bullismo è invece introverso, una sorta di cannibalismo psicologico interno al gruppo dei pari. Inoltre è da sottolineare come quasi sempre, in particolare nei casi di ostracismo, l'intera classe tenda ad essere coinvolta nel bullismo, attivo o passivo, rivolto verso le vittime del gruppo, tramite meccanismi di consenso, più o meno consapevole, non solo nel timore di diventare nuove vittime dei bulli, o per mettersi in evidenza nei loro confronti, ma perché questi spesso riescono ad esprimere sia pur in negativo, attraverso la designazione della vittima quale capro espiatorio, la cultura identitaria del gruppo''Corsivo

I tipi di bullismo
Esistono diversi tipi di bullismo, di solito catalogati come[3]:
• bullismo verbale: Il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi o minacciandola;
• bullismo psicologico: Il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
• bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci o spinte, o la molesta sessualmente;
• cyberbullying o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite sms o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio

Studi sul fenomeno
I primi studi sul bullismo si hanno nei paesi dell'area scandinava, a partire dall'inizio degli anni Settanta, e, poco dopo, anche nei paesi anglosassoni, in particolare Gran Bretagna e Australia. Con la seconda metà degli anni Novanta, ricerche analoghe sono condotte anche in Italia. Da segnalare il caso del Giappone con gli studi sull'Ijime che si sviluppano verso un modello di analisi orientato alla psicologia di gruppo.


Note
1. ^ Garbarino, J. & de Lara, E. (2003). And Words CAN Hurt Forever: How to Protect Adolescents from Bullying, Harassment, and Emotional Violence. The Free Press: New York NY.
2. ^ Whitted, K.S. (2005). Student reports of physical and psychological maltreatment in schools: An under-explored aspect of student victimization in schools. University of Tennessee.
3. ^ http://www.smontailbullo.it/common/pages.php?p=bullismo

Bibliografia
• Dan Olweus: Gewalt in der Schule - Was Lehrer und Eltern wissen sollten und tun können. Huber, Bern 1995, ISBN 3-456-82591-9
• Elena Buccoliero - Marco Maggi: Bullismo, bullismi. Le prepotenze in adolescenza, Angeli, Milano 2005, ISBN 88-464-6194-0
• Marco Cappelletti: Volevano uccidere la mia anima - (Una storia vera per gli studenti)... EdiARGO, Ragusa, 2007, ISBN 978-88-88659-54-1
• Nicola Iannaccone (a cura di): Stop al Bullismo Edizioni la Meridiana, Molfetta, 2005, ISBN 88-89197-61-7
• Paolo Terenzi, Contrasto alla dispersione e promozione del successo formativo, FrancoAngeli, Milano, 2006, ISBN 8846480996

Voci correlate
• Cyberbullismo
• Mobster
• Ijime
Collegamenti esterni
• Smonta il bullo, campagna nazionale contro il bullismo