M.L.Genta-A.Brighi-L.Berdondini, Cyberbullying



Il Cyberbullying

Il Cyberbullying

di Maria Luisa Genta, Antonella Brighi, Lucia Berdondini,
Universita' di Bologna

Il Cyber-bullying è un attacco intenzionale e ripetuto inflitto attraverso internet o altre tecnologie quali i telefoni cellulari '(Patchin e Hinduja, 2006). Sebbene Internet rappresenti uno strumento utilizzato dagli adolescenti anche per socializzare si osserva la crescente tendenza verso un uso negativo delle sue potenzialità, attraverso l'invio di messaggi insolenti o minacciosi tramite email o chat, commenti denigratori sul conto della vittima mandati via internet, minacce fisiche o intimidazioni online, isolamento della vittima (per esempio ignorandola) o anche attraverso il telefono cellulare con sms, di minaccia o insulto o mms con fotografie umilianti.
Tutte queste forme di attacco sono ripetute nel tempo, fatte intenzionalmente per colpire la vittima, usando una forma di potere che in questo caso (rispetto al bullismo tradizionale) si manifesta attraverso la capacità di usare i mezzi tecnologici in modo rapido e anonimo. In questo senso il cyberbullying è diverso dal bullismo tradizionale, "faccia a faccia", poichè il bullo non riceve il feedback della vittima, immediato e tangibile. Il bullo non "vede" il dolore o i danni che la propria condotta può avere causato e non può cogliere le conseguenze delle proprie azioni. Questo processo alimenta i meccanismi illustrati da Bandura e sintetizzati con il concetto di "disimpegno morale". Il contesto del cyberbullying favorisce infatti la minimizzazione degli effetti del proprio comportamento, riduce i sensi di colpa e non favorisce risposte empatiche verso la vittima. Ciò crea situazioni in cui i ragazzi possono fare o dire cose che normalmente non farebbero, o esiterebbero a fare di persona.
Il Cyberbullying, in modo simile al tradizionale bullismo, si manifesta lontano dalla supervisione degli adulti. Alcuni dati indicano che il 50% dei preadolescenti utilizza Internet senza alcuna supervisione da parte degli adulti, rendendo così le potenziali vittime facilmente raggiungibili. Smith e collaboratori (2006) hanno indagato l'impatto psicologico delle diverse forme di cyberbullying sulla vittima; tra tutte, il bullismo che viene realizzato attraverso immagini o video clip è quello ritenuto più dannoso nei confronti della vittima. Anche le telefonate anonime o di minaccia/derisione hanno un impatto psicologico alto, mentre i messaggi di testo via cellulare sembrano avere un effetto simile al bullismo tradizionale. L'aggressione attraverso email, chat, o instant messaging è percepita meno dannosa nei confronti della vittima.
Come il bullismo tradizionale tutte queste forme di cyberbullying provocano conseguenze emotive e psicologiche molto pesanti su chi le subisce, che possono svilupparsi e durare anche a lungo termine.
Studi americani e inglesi hanno mostrato che circa il 20% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni dichiarano di subire forme di cyberbullying. I medesimi studi non hanno trovato particolare differenza tra i due generi, mentre è stato mostrato che gli adolescenti ad orientamento omosessuale sono piu' facilmente vittime di cyberbullying rispetto agli eterosessuali. Sono inoltre state trovate differenze significative in funzione dell'età: il fenomeno cresce nel corso dell'adolescenza.
Il tempo passato al computer è stato identificato come possibile predittore del fenomeno.
Infine, sono state trovate correlazioni positive tra l'essere coinvolti in cyberbullying (sia come vittima che come offensore) e l'andamento scolastico non soddisfacente, con la manifestazione di forme tradizionali di bullismo, con condotte aggressive e devianti, con l'uso di sostanze.
In Italia gli studi sul cyberbullying sono agli inizi, in lieve ritardo rispetto a quanto accade negli Usa e nel Regno Unito. Una ricerca recente presentata da Bartolo e, Palermiti (2007) presenta una prima descrizione del fenomeno, anche rispetto alle forme di bullismo "tradizionale". Questo secondo genere risulta essere il più diffuso, ma, nonostante la relativa novità, il cyberbullying fa la sua comparsa tra gli adolescenti intervistati, che ne percepiscono l'impatto psicologico per le vittime. Le emozioni ricorrenti per descrivere il vissuto della vittima sono la preoccupazione e la paura. Le forme di cyberbullying più ricorrenti sono quelle che utilizzano il telefono cellulare.
A Bologna presso il Dipartimento di Psicologia è in corso un progetto finanziato dall' Unione Europea nell'ambito del Programma "Daphne". Al progetto, coordinato dal gruppo italiano, collaborano team di ricerca di Spagna, Finlandia, Regno Unito e Bosnia -Erzegovina. Il progetto ha l'obiettivo di indagare le nuove forme di bullismo elettronico, le dinamiche sociali implicate in gruppi di adolescenti, l'impatto sulle strategie di comportamento prosociale di difensori e delle vittime. Il progetto cerca di fare luce sulle dinamiche e sui ruoli che emergono all'interno dei gruppi di adolescenti nel corso di episodi di bullismo. Infatti, la ricerca sul bullismo degli ultimi anni ha  messo in evidenza diversi gradi di coinvolgimento in funzione dei ruoli assunti dai ragazzi/e nel corso di atti di bullismo, superando la concezione diadica o intrapersonale del fenomeno che ha caratterizzato i primi approcci al problema. Oltre al bullo, una rete di supporters amplifica e rinforza i comportamenti prepotenti, mentre alcuni soggetti emergono come difensori delle vittime. Il Cyberb pone problemi nuovi, proprio per la distanza tra l'aggressore e l'aggredito, l'anonimato possibile, la moltiplicazione esponenziale degli effetti dell'azione aggressiva, il differimento del feedback. Non sappiamo, pertanto, se esista una continuità tra il bullismo tradizionale e il bullismo elettronico (chi subisce violenza nel bullismo faccia a faccia è vittima anche di bullismo elettronico?) o se i nuovi media diano vita a ruoli del tutto inediti, grazie alle potenzialità offerte (anche un soggetto potenzialmente "debole" può diventare un cyberbullo). La conoscenza del fenomeno, come sempre, rappresenta il primo, imprescindibile passo per identificare strategie di prevenzione ed intervento efficaci.